Ramy Elgaml morto a Milano inseguito dai carabinieri, il padre contro i disordini a Corvetto: "Ci dissociamo"
La morte di Ramy Elgaml, dopo un inseguimento con i carabinieri, ha generato disordini nel quartiere Corvetto, a Milano. Ne ha parlato il padre del giovane
La morte di Ramy Elgaml ha portato disordini nel quartiere di Corvetto, a Milano. Il ragazzo 19enne era deceduto dopo un inseguimento in scooter con i carabinieri. In seguito a questa vicenda, la zona è stata interessata da rappresaglie e momenti di alta tensione. A parlare di quanto accaduto è ora il padre del giovane.
- Guerriglia a Corvetto, Milano: parla il padre di Ramy Elgaml
- Le sue parole
- I disordini nel quartiere
- La ricostruzione della morte del 19enne
Guerriglia a Corvetto, Milano: parla il padre di Ramy Elgaml
Yehia Elgaml, padre di Ramy, si schiera contro i disordini che hanno messo a ferro e fuoco la zona di Corvetto, nel sud di Milano.
Intervistato, l’uomo si è dissociato da quanto successo e dalle violenze e ha invocato giustizia, non vendetta.
La mappa di Corvetto, quartiere nel sud di Milano
Le sue parole
Il genitore del 19enne egiziano morto in seguito a un inseguimento con i carabinieri, mentre si trovava nel posto da passeggero di uno scooter, avvenuto nella notte tra sabato 23 e domenica 24 novembre, ha parlato ad Ansa.
“Siamo lontani da quanto accaduto e ci impegniamo a rispettare la legge nel nostro secondo Paese, l’Italia”, dice.
“Abbiamo fiducia nella magistratura italiana, e non vogliamo vendetta ma solo sapere ciò che è successo. Ci dissociamo da tutti i violenti, ringraziamo tutti per la vicinanza, soprattutto gli italiani: mio figlio ormai era più italiano che egiziano“, aggiunge l’uomo.
I disordini nel quartiere
Quella che si è scatenata alla morte di Ramy Elgaml è stata una vera e propria guerriglia urbana che, a Corvetto, ha fatto segnare due notti di disordini.
Un centinaio di persone si sono scontrate con gli agenti di polizia e hanno lanciato petardi, fumogeni e bottiglie. Un autobus della linea 93 è stato sfasciato e vandalizzato, così come la vicina pensilina.
Negli scontri, nati come proteste degli amici del giovane e poi deflagrati, è stato arrestato un ragazzo montenegrino di 23 anni per resistenza a pubblico ufficiale e lancio di oggetti pericolosi.
La ricostruzione della morte del 19enne
Ramy Elgaml – che aveva dei precedenti e avrebbe compiuto vent’anni il 17 dicembre – è stato vittima di un incidente scaturito da un lungo inseguimento tra lo scooter sul quale viaggiava e una volante dei carabinieri. Il giovane era con un guidatore, di origini tunisina, sprovvisto di patente. In suo possesso, dopo essere stato portato anch’egli all’ospedale. pur non essendo in pericolo di vita, sono stati trovati circa mille euro in contanti, una catenina in oro spezzata, un coltello a serramanico e una bomboletta di spray al peperoncino. Una sua manovra avventata potrebbe essere costata la vita al suo amico. I due, dopo aver ignorato un posto di blocco, sarebbero stati inseguiti dai carabinieri. All’angolo tra via Quaranta e via Ripamonti, il guidatore avrebbe perso il controllo del mezzo, facendo cadere con sé anche il suo passeggero. Dopo l’incidente, il secondo è stato portato al Policlinico in codice rosso e in arresto cardiaco. Qui è morto poco dopo.
Subito sono scattate le proteste. Alcuni suoi amici hanno esposto striscioni in sua memoria, nei quali si chiedeva verità su quanto successo. Nella giornata di domenica poi un centinaio di persone ha organizzato un corteo non autorizzato e bloccato diverse strade. La situazione è diventata man mano sempre più calda fino a far esplodere veri e propri scontri con le forze dell’ordine.
In una nota, Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di Polizia Coisp, ha detto: “La notte scorsa via Omero a Milano si è trasformata in un campo di battaglia: una folla violenta, con il pretesto di protestare per la morte di un pregiudicato durante un inseguimento, ha dato il via a una guerriglia urbana in pieno stile banlieue. Cassonetti incendiati, lanci di bottiglie, pietre e fuochi d’artificio contro le forze dell’ordine. Questi criminali non erano lì per chiedere giustizia, ma per lanciare un attacco aperto contro lo Stato”.