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Morbillo, l’allarme dei pediatri sull'aumento dei casi in Italia: perché c’entra il Covid

I casi di morbillo in Italia sono in forte aumento, secondo i pediatri c'è un "legame" con il Covid: perché non si deve abbassare la guardia

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Perché si parla di allarme morbillo in Italia? I pediatri italiani si erano accorti del rischio già qualche mese fa, soprattutto quelli che sono in prima linea sul fronte delle vaccinazioni. Nelle ultime settimane è arrivato anche l’allarme dell’Unicef: tra gennaio e febbraio 2022 ci sono stati 17.338 casi di morbillo in tutto il mondo, contro i 9.665 registrati negli stessi mesi del 2021. Un numero in aumento, dunque, che fa temere che la tendenza possa essere confermata.

L’allarme dell’Unicef

La direttrice generale dell’Unicef, Catherine Russell, ha spiegato che “il morbillo è più di una malattia pericolosa e potenzialmente letale. È anche una prima indicazione del fatto che ci sono lacune nella nostra copertura globale di vaccinazione, lacune che i bambini vulnerabili non possono permettersi”.

“È incoraggiante – ha aggiunto – che le persone in molte comunità stiano iniziando a sentirsi abbastanza protette dal Covid-19 da tornare a svolgere più attività sociali. Ma farlo in luoghi dove i bambini non stanno ricevendo le vaccinazioni di routine crea la tempesta perfetta per la diffusione di una malattia come il morbillo”.

Tanto basta per far temere nuove epidemie, soprattutto come conseguenza delle mancate vaccinazioni “ordinarie”, legate al periodo del lockdown a causa della pandemia Covid. Ecco cosa ne pensa Rocco Russo, responsabile del Tavolo vaccinazioni della Società Italiana di Pediatria (Sip), intervistato da Virgilio Notizie.

La pandemia Covid ha causato una diminuzione delle vaccinazioni, soprattutto del morbillo

Negli ultimi due anni, segnati dalla pandemia Covid, uno degli effetti è stata la diminuzione delle vaccinazioni “ordinarie”, quelle contro le classiche malattie infettive.

Quali sono i rischi? “Il rischio di un calo delle coperture vaccinali è una diffusione più rapida delle malattie infettive, in particolare del morbillo che è molto contagioso. A essere più esposti sono i cosiddetti ‘soggetti suscettibili’, cioè quelli più fragili e che corrono più pericoli se vengono a contatto col virus. Io dico sempre che dovremmo vaccinare in tempi di pace per non dover rincorrere l’emergenza in tempi di guerra: è più difficile vaccinare quando c’è un’alta circolazione del virus. Il classico esempio, recente, è dato dai problemi organizzativi legati al Covid, con la differenza che in quel caso la pandemia non era prevedibile” spiega Russo.

casi morbillo italia allarmeFonte foto: 123RF

Il paradosso: bambini vaccinati contro il Covid, ma non contro il morbillo

Al momento, dunque, si vive un paradosso, perché mentre i bambini di età superiore ai 5-6 anni e le loro famiglie hanno aderito in maniera piuttosto convincente alle campagne di vaccinazione anti-Covid, ora si assiste a un calo di vaccinazioni da malattie infettive tradizionali: “Come dimostrano i dati pubblicati dalla rivista scientifica Lancet, dopo lo scoppio della pandemia da Covid si è registrato un drastico calo nelle vaccinazioni, per diversi mesi; poi man mano c’è stato un recupero, ma non completo: non siamo ancora tornati ai livelli pre-Covid. In particolare, per il morbillo prima della pandemia il tasso di vaccinazione era cresciuto del 5%. Adesso la situazione in Italia vede una diminuzione delle vaccinazioni nei bambini a 24 mesi di età dell’1%, quindi ancora abbastanza contenuta, segno che si è recuperato. È più sensibile la riduzione nei bambini a 5 anni, fascia in cui si registra – 3% rispetto ai livelli pre-pandemia. La fetta più consistente di ‘perdita’, però, riguarda gli adolescenti, che sono vaccinati all’85% contro il morbillo, ben al di sotto della soglia del 95% che garantisce l’immunità di gregge”, afferma il responsabile delle vaccinazioni della Sip.

Perché sono calate le vaccinazioni: tra paure, No vax e problemi organizzativi

“I motivi per i quali si è assistito a questo calo sono diversi: in parte può aver influito anche un effetto ‘No vax’, dunque una certa sfiducia o incertezza nei confronti nell’efficacia dei vaccini, ma io penso che il motivo principale sia da attribuire a difficoltà logistiche: buona parte del personale sanitario, quindi medici e infermieri, erano stati trasferiti a reparti Covid, durante la fase acuta di emergenza, e alcuni ambulatori erano stati chiusi o era stata ridotta l’attività. I genitori, poi, hanno avuto timore per diversi mesi a recarsi presso le strutture vaccinali. Ma adesso l’emergenza è terminata e i servizi sono tornati a pieno regime, recuperando anche gli arretrati” spiega Russo.

Non c’è solo il morbillo: rischio epidemie anche di parotite e rosolia

In realtà il morbillo non è l’unica malattia infettiva per la quale potrebbero crescere i casi, perché il trivalente (vaccino MPR), copre anche da rosolia e parotite, cioè gli orecchioni.

È così? “Certamente. Non dobbiamo sottovalutare neppure queste malattie, perché la pandemia ha avuto come effetto quello di far circolare meno anche altre malattie, come la stessa influenza, grazie a misure come distanziamento, lavaggio delle mani, mascherine, ecc. Ma la segnalazione di un minor numero di malattie infettive non significa che siano sparite, bensì che stiamo beneficiando della prevenzione. I virus, però, continuano a esserci e, in caso di contatto, i soggetti suscettibili saranno a rischio. Da qui l’allarme di Unicef e Oms, che hanno segnalato un incremento del 79% di casi di morbillo tra gennaio e febbraio 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021”, conclude il responsabile del tavolo vaccinazioni della Sip.

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