Medicina saluta test d'ingresso con la riforma 2025, Bassetti: “C'erano domande su gazzelle e guerre puniche"
Il Parlamento toglie il test d'ingresso dalla Facoltà di Medicina: opinione pubblica spaccata, l'intervista a Matteo Bassetti
Un pasticcio o una necessaria rivoluzione? Di certo la svolta per l’accesso alla Facoltà di Medicina in Italia è storica e sembra destinata a cambiare le carte in tavola. Il Parlamento ha approvato in via definitiva la riforma con l’abolizione del tradizionale test d’ingresso (anche per Odontoiatria e Veterinaria). Entrerà così in vigore, già da settembre 2025, un nuovo sistema basato su un semestre aperto. L’intervista a Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova, che ricorda come in passato, nel test, ci fossero “domande assurde”, come quelle sulle gazzelle o sulle guerre puniche.
- Da quando sarà attiva la riforma
- Via il test d'ingresso, ma occhio al semestre aperto: cos'è
- L'intervista a Matteo Bassetti
Da quando sarà attiva la riforma
La Camera ha approvato la riforma con 149 voti a favore e 63 contrari.
L’Esecutivo dovrebbe adottare, entro un anno, uno o più decreti per la revisione delle modalità di accesso ai corsi per permettere agli atenei di adeguarsi: “Arriveranno in tempi brevissimi”, assicura la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini.
“Il numero chiuso è superato, avremo 30 mila studenti in più di qui ai prossimi anni e ci saranno 6 mesi caratterizzanti in cui gli studenti si formeranno. Abolizione del test a crocette, abolizione del disgustoso mercato parallelo della formazione e abolizione del turismo forzato universitario fuori dall’Italia”, ha aggiunto la ministra.
Via il test d’ingresso, ma occhio al semestre aperto: cos’è
Il semestre aperto a cui fa riferimento Anna Maria Bernini è una sorta di filtro, al termine del quale studenti e studentesse sosterranno degli esami.
Sarà su quei risultati che verrà stilata una graduatoria a livello nazionale: sarà quella a indicare chi proseguirà quel percorso universitario e chi, invece, dovrà cambiare strada.
La novità riguarda le università statali: in quelle private, infatti, i test di accesso restano in vigore.
L’intervista a Matteo Bassetti
Sui social, Matteo Bassetti aveva commentato l’approvazione della riforma sottolineando che “finalmente si è eliminato il test a quiz per entrare a Medicina. Ora però servono pesanti investimenti nell’università, perché il nuovo sistema di selezione dei più bravi funzioni e non faccia rimpiangere il vecchio”.
Una novità quindi che la trova d’accordo, Bassetti?
“Assolutamente sì. Sono sempre stato tra coloro che sostengono quanto fosse sbagliato selezionare i futuri medici sulla base di un quiz dove alla fine rispondeva meglio chi aveva partecipato a più corsi a pagamento. La regola era: chi più spende più arriva in alto, grazie a corsi e associazioni particolarmente performanti: una determinata iscrizione e si riusciva ad arrivare ai primi posti delle classifiche. Non c’era soltanto il merito, evidentemente, ma qualcos’altro, collegato tra l’altro alla possibilità di spesa di una persona”.
Che test era, quello che fu?
“Non mancavano domande francamente abbastanza assurde”.
Per esempio?
“A che altezza vola una gazzella?. O ancora: Quando sono state combattute le guerre puniche?. Cosa vogliamo? Un test di cultura generale? Oppure di intelligenza, come fanno gli anglosassoni? Se invece le domande vengono costruite appositamente per essere a trabocchetto e selezionare in qualche modo chi ha fatto più corsi di preparazione, a pagamento, evidentemente c’è qualcosa che non funziona”.
Da quanto tempo andava avanti?
“Il primo test di ammissione a Medicina l’ho fatto io (sorride, ndr), con la tabella 18, anno accademico ‘88-’89. Sono passati quasi 40 anni. Ora va dato merito a questo Governo di una modifica positiva. Che però da sola non basta”.
Cosa manca?
“Abbiamo un po’ scimmiottato quello che si fa in Francia: tutti si iscrivono, partecipano alle lezioni, gli argomenti su cui verranno poi misurati vengono spiegati da dei professori e alla fine del primo semestre si sostiene l’esame di profitto. Il numero chiuso resta, dire che non c’è più è una sciocchezza. È un numero programmato, cambia la modalità di entrata. È chiaro che però per fare tutto questo ci vogliono investimenti. Questi ragazzi e ragazze dove andranno a fare le lezioni? Quali saranno i professori che insegneranno a così tante persone? Online? Va bene, online. Ma non è che basta andare su Zoom, cliccare un bottone e fare le lezioni. No all’approccio maccheronico, insomma, all’italiana: ci vogliono dei soldi, degli investimenti. E purtroppo, invece, in questo Paese, ogni volta che si parla di soldi, università e ricerca, la corsa è a chi scappa più veloce”.
E per chi si ritrova dopo sei mesi a non aver superato adeguatamente il filtro? In corsa, in pieno anno accademico: è un elemento della riforma che viene criticato da più parti.
“E perché? Possono andare a fare altre facoltà biologiche, dov’è il problema? Fino a questo momento c’è stata gente che provava il test per due anni. Quello non era peggio? Sono stato il primo tabellato a fare quel test: ai tempi poi entravano tutti perché i numeri erano piccoli. Ho visto che cosa ha causato in studenti e studentesse. Se vogliamo che nella formazione della nostra scuola superiore gli ultimi 2 anni vengano dedicati per prepararsi a entrare a Medicina, allora ce lo dobbiamo dire. Ma quei due anni vanno usati per altro, no? Dovremmo cambiare tutto il sistema. La verità è che fino a questo momento sono state di fatto favorite le persone che potevano permetterselo. Ho visto famiglie, anche figli di amici, spendere svariate migliaia di euro per partecipare a corsi di preparazione ai test da 8, 10, anche 12 mila euro. Non è che tutti possono buttare 10 mila euro. Era meglio prima un fico secco. Non so se la nuova strada sia migliore, ma una soluzione andava trovata. Vedremo i decreti attuativi. Dubito che si riuscirà a essere pronti per l’anno accademico ‘25-’26: penso sia meglio a questo punto fare le cose fatte per bene. Con gli investimenti giusti”.
