La denuncia di Marisa Leo in tribunale contro l'ex: "Ho paura, non esco più sola". Ma il processo fu bloccato
Marisa Leo aveva denunciato il suo ex, poi carnefice, Angelo Reina, ma poi aveva bloccato l'iter in tribunale
Marisa Leo, la 39enne vittima del femminicidio di Marsala da parte dell’ex Angelo Reina che dopo averla uccisa si è suicidato, aveva già denunciato l’uomo e le sue parole erano arrivate fino in tribunale. La denuncia per stalking risale a due anni fa e la donna era arrivata a deporre davanti ai giudici nel processo in primo grado contro l’ex, ma poi tutto fu bloccato dalla stessa Marisa.
Le parole di Marisa in tribunale
A rivelare quelle che sono state le parole di Marisa Leo davanti ai giudici è stato il Corriere della Sera, con dei passaggi drammatici della testimonianza della 39enne che era terrorizzata da Reina tanto da temere per la sua vita e l’incolumità della figlia.
Nel giugno 2021, sentita in tribunale nel processo di primo grado, la donna aveva raccontato di essersi accorta di essere seguita da Reina: “Dallo specchietto mi accorsi che mi seguiva. Forse voleva controllare dove stessi andando. Poi ad un certo punto ha iniziato ad avvicinarsi sempre di più”.
Il racconto del pedinamento si è poi fatto dettagliato: “Mi taglia la strada e prova ad aprire lo sportello, totalmente fuori controllo”.
La paura e la denuncia ritirata
Episodio che ha portato la donna a denunciare l’uomo, poi diventato suo carnefice. E nel racconto ai giudici Marisa non aveva nascosto i suoi timori e le preoccupazioni per quell’uomo violento.
“Ho paura, non esco più da sola. Lui mi fa paura. Io cammino sempre scortata” aveva raccontato. E dopo l’episodio della macchina aveva anche utilizzato uno stratagemma: “Ho una telecamera in macchina perché se dovesse succedermi qualcosa almeno lui verrà filmato e si saprà chi è stato”.
Ma poco dopo quella denuncia e quel processo iniziato e arrivato fino in tribunale, la donna ha bloccato tutti ritirandola. “Non voglio che cresca con un padre condannato“, aveva detto la donna.
“Mi illudevo che la gravidanza potesse cambiarlo” aveva raccontato ai giudici, una speranza però vana perché l’uomo era rimasto un violento e non si era rassegnato alla fine della loro relazione.
L’allarme agli amici
Scatta così la richiesta di aiuto ad amici, parenti ed autorità. La 39enne, infatti, aveva raccontato di essersi rivolta a chiunque pur di tentare di fermare “con le buone” il compagno.
“Alla mia famiglia, alla sua, a ogni singola persona. Pregavo tutti di farlo ragionare” le parole della donna. Poi il tragico epilogo mercoledì 6 settembre 2023.