Filippo Turetta rischia l'ergastolo dopo la richiesta dei pm: "Giulia Cecchettin aveva paura da un anno"
Il pm ha chiesto la condanna all'ergastolo per Filippo Turetta nel processo per il femminicidio di Giulia Cecchettin
Condanna all’ergastolo per Filippo Turetta. È quanto ha chiesto il pm di Venezia Andrea Petroni al termine della requisitoria del processo per il femminicidio di Giulia Cecchettin. Secondo l’accusa è chiara l’aggravante della premeditazione, così come lo stalking nei confronti dell’ex fidanzata.
- Processo Filippo Turetta, pm chiede l'ergastolo
- La requisitoria
- Giulia Cecchettin aveva paura da un anno
- La ricostruzione del femminicidio
Processo Filippo Turetta, pm chiede l’ergastolo
È giunto alle battute finali il processo di primo grado a carico di Filippo Turetta, reo confesso del femminicidio di Giulia Cecchettin, uccisa a coltellate nel novembre del 2023.
Oggi, lunedì 25 novembre, alla Corte di Assise di Venezia è stato il giorno della requisitoria della pubblica accusa.
Come riporta Ansa, il pm Andrea Petroni ha chiesto la condanna all’ergastolo per l’imputato, con il riconoscimento anche delle aggravanti della crudeltà e delle premeditazione.
Imputato per femminicidio volontario pluriaggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere, Filippo Turetta era presente in aula e ha assistito alla requisitoria del pm immobile, con la testa bassa.
Assente Gino Cecchettin, per impegni con la fondazione che porta il nome della figlia: a rappresentare in aula la famiglia Cecchettin lo zio e la nonna di Giulia. La sentenza è attesa per il prossimo 3 dicembre.
La requisitoria
In circa due ore e mezzo il pm Andrea Petroni ha ricostruito la cronologia dei fatti, sostenendo che il femminicidio di Giulia Cecchettin è stato l’ultimo atto del tentativo di controllo esercitato da Turetta nei confronti dell’ex ragazza.
Per il magistrato “qui si parla di un’indagine condotta con la massima prudenza, con capi d’accusa che sono gli stessi da inizio indagine, perché non è cambiato nulla. Ci si è basati solo sui fatti, tutto si basa su quanto ricostruito”.
Secondo il pm “è difficile credere a null’altro che a un femminicidio premeditato, testimoniato da tutti gli elementi raccolti, non perché forniti da Filippo, ma recuperati attraverso l’attività di indagine dalle memorie dei vari dispositivi elettronici”.
Nella requisitoria Petroni sottolinea come nei giorni antecedenti al delitto, tra il 7 e l’11 novembre 2023, Turetta abbia stilato una lista degli acquisti da fare per il delitto, aggiornata costantemente fino al giorno del femminicidio.
Il pm ha anche contestato la presunta volontà suicidaria di Filippo Turetta: secondo l’accusa il 23enne non avrebbe mai pensato davvero di suicidarsi, avrebbe usato questa finta minaccia in diverse occasioni per tenere a sé Giulia Cecchettin.
Giulia Cecchettin aveva paura da un anno
Nel suo lungo intervento il pm ha ricostruito la relazione tra Filippo e Giulia per dimostrare l’aggravante dello stalking, come emerso nelle chat tra i due.
Il pm, come riferisce Adnkronos, parla delle “richieste ossessive di Turetta di stare sempre seduti vicino, di non uscire con tizio o caio, le sfuriate quando Giulia non risponde al telefono”.
Petroni ricorda che già ad ottobre 2022 Giulia Cecchettin dichiara di avere paura e lo ribadisce a ottobre 2023 in un messaggio “Mi spaventi, tu ti comporti come uno psicopatico, inizi a farmi paura”.
La ricostruzione del femminicidio
Il femminicidio di Giulia Cecchettin, ha ricostruito in aula il pm, si è consumato in due fasi entrambe violente, durate meno di 20 minuti, prima della fuga con l’occultamento del cadavere.
Sul corpo della vittima sono state trovate almeno 75 coltellate, di cui 25 lesioni da difesa alle braccia, ricorda Petroni.
Il fatto inizia a Vigonovo, in un parcheggio nei presi della casa di Giulia Cecchettin, quando Turetta aggredisce la giovane, la colpisce con un coltello che si spezza, la trascina ferita in auto per poi raggiungere la zona industriale di Fossò.
Qui la ragazza tenta di fuggire ma viene raggiunta, gettata a terra e accoltellata ripetutamente. Turetta quindi carica il corpo della giovane in auto e si allontana.
Va in Friuli e nei pressi del lago di Barcis nasconde il corpo di Giulia in un anfratto della roccia. Quindi la fuga verso la Germania, dove verrà fermato giorni dopo.