Indagato Fabio Damato manager di Chiara Ferragni: Fedez avrebbe suggerito di licenziarlo dopo il caso Balocco
Anche il manager di Chiara Ferragni, Fabio Maria Damato, risulta indagato nell'inchiesta su pandoro e uova di Pasqua ora di competenza alla Procura di Milano
Non solo Chiara Ferragni, ma anche il suo manager Fabio Maria Damato risulta indagato per truffa aggravata per i casi del pandoro Balocco e delle uova di Pasqua con Dolci Preziosi nell’inchiesta affidata alla Procura di Milano. Il general manager di TBS Crew Agency di recente era anche stato attaccato da Fedez, marito dell’influencer, che ne aveva chiesto il licenziamento.
- Fabio Damato indagato nell'inchiesta su Ferragni
- Chi è Damato e le frizioni con Fedez
- L'inchiesta per truffa resta a Milano
- L'accusa del procuratore: i post di Chiara Ferragni nel mirino
Fabio Damato indagato nell’inchiesta su Ferragni
A iscrivere Fabio Maria Damato sul registro degli indagati è stato il procuratore generale della Cassazione su competenza territoriale della Procura di Milano. Damato, da anni braccio destro di Ferragni, risulta infatti indagato per truffa aggravata.
Il manager, che da diverse settimane è rimasto nell’anonimato e non si è fatto più vedere al fianco dell’influencer, è coinvolto come Ferragni nei casi legati al pandoro Balocco e alle uova di Pasqua con Dolci Preziosi, mentre al momento non risulterebbe coinvolto nel caso legato alla bambola-mascotte che la 34enne fece con Trudi e che, secondo quanto aveva dichiarato, avrebbe portato a devolvere in beneficenza all’associazione Stomp Out Bullying.
Fabio Maria Damato e Gina Cilia all’evento di Chiara Ferragni a Roma nel novembre 2023
Chi è Damato e le frizioni con Fedez
Il nome di Fabio Maria Damato è salito alla ribalta della cronaca già nei giorni successivi allo scoppio della polemica contro Chiara Ferragni, chiamato in causa da Fedez. Da anni braccio destro dell’influencer e general manager di The Blond Salad, Damato è una figura di spicco nella società della Ferragni grazie alla sua formazione economica e il passato da fashion editor per il Corriere della Sera.
Una figura che però non è mai andata a genio a Federico Lucia, in arte Fedez, che ha sempre mantenuto i rapporti freddi col manager. E appena è scoppiata la polemica, col rapper che avrebbe sottolineato di non saperne nulla degli accordi della moglie, l’occasione è stata ghiotta, con Fedez che avrebbe chiesto la testa dell’amico-manager dell’influencer.
L’inchiesta per truffa resta a Milano
Intanto la Procura generale della Cassazione ha stabilito che sarà la Procura di Milano a dover indagare sul caso Ferragni-Balocco. Inizialmente a cavallo tra il capoluogo lombardo e Cuneo, è stato deciso che sarà la Procura di Milano ad occuparsi dell’indagine perché i contratti tra le società dell’influencer e l’azienda dolciaria piemontese, in relazione alla sponsorizzazione del pandoro ‘Pink Christmas’, sono stati siglati a Milano.
Il pg della Cassazione ha infatti chiarito che non può valere il criterio del luogo di consumazione del reato in questo caso, anche perché l’acquisto di quei pandori da parte dei consumatori è avvenuto ovviamente in vari negozi sparsi in diverse parti d’Italia. E non sarebbe nemmeno applicabile il criterio del “vincolo della continuazione” tra il caso pandoro e gli altri due su cui sta indagando Milano, ossia quelli delle uova di Pasqua e della bambola.
Nel corso del procedimento, comunque, le difese potranno riproporre la questione della competenza territoriale e arrivare fino in Cassazione.
L’accusa del procuratore: i post di Chiara Ferragni nel mirino
Ci sono “indici esteriori, di tenore non equivoco” su una “unitaria programmazione, nell’ambito di un medesimo disegno criminoso” delle presunte truffe sui casi pandoro, uova di Pasqua e bambola contestate a Chiara Ferragni, considerando la “unitarietà della spinta a delinquere”, la “analogia del ‘modus operandi'” e il “lasso temporale” tra gli episodi.
Lo scrive il procuratore generale della Cassazione nel suo provvedimento, pur chiarendo che non sulla base di questo criterio ha stabilito la competenza di Milano a indagare.
In tutti e tre i casi, riporta l’Ansa, Ferragni ha pubblicato sui social post, stories e “video fuorvianti” per i consumatori.