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Giù dall'8° piano con la figlia: la nota prima della tragedia

La 43enne non viveva da tempo nella comunità a cui era stata assegnata.

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Emergono nuovi elementi nel caso della 43enne che si è uccisa lunedì scorso buttandosi dall’ottavo piano di un palazzo in viale Regina Margherita, a Milano, con la figlia di 2 anni e mezzo in braccio. La bambina è ricoverata in gravi condizioni in ospedale. Il Corriere della Sera riporta che i servizi sociali del Comune, che hanno in affido la bimba fin da quando è nata, avevano scritto una relazione sul caso il 18 settembre, cinque giorni prima del suicidio.

Nel documento gli assistenti sociali scrivono che la donna non vive da tempo nella comunità alla quale era stata assegnata e dove dovrebbe dormire tutte le notti. Spiegano che la donna ha deciso di vivere autonomamente, in un proprio appartamento, ignorando le direttive del Tribunale per i minorenni. Sostengono di averle proposto una comunità alternativa, che la 43enne ha rifiutato.

I servizi sociali scrivono che la donna si è ravveduta ed ha riconosciuto gli errori fatti, le continue violazioni alle regole e alle prescrizioni per vivere in comunità con la figlia. Senza però accennare a elementi di rischio e a eventuali interventi. Nonostante le segnalazioni e l’esposto presentato dal padre della bambina nel 2018, che raccontava di frequentazioni ambigue della donna, istinti suicidi e pericoli per la bimba.

Anche un’altra relazione, quella della comunità per minori di Milano datata 10 luglio, sembra indicare la sottovalutazione del caso della 43enne: i responsabili del centro certificano che la donna non rientrava da settimane e viveva di fatto in completa autonomia, senza alcuna vigilanza. Ma si limitano a richiamarla e a invitarla a riprendere gli incontri con la sua educatrice.

ottavo-piano-precipitano Fonte foto: Ansa
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