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Eitan, mandato d'arresto internazionale per il nonno: le accuse

Spiccato un mandato d’arresto internazionale per Shmuel Peleg, nonno di Eitan Biran, per il rapimento del bambino

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

La procura di Pavia ha spiccato un mandato d’arresto internazionale per Shmuel Peleg, nonno 63enne di Eitan Biran, e il suo autista Gabriel Abutubul Alon. I due, riporta il Corriere della Sera, sono accusati di un “piano strategico premeditato” per rapire il bambino, unico sopravvissuto della tragedia della funivia del Mottarone, e portarlo in Israele.

L’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Pavia arriverà ora in Israele, dove il mese scorso un giudice ha restituito Eitan alla zia paterna Aya Biran, alla quale era stata affidata la tutela del piccolo dopo la tragedia del Mottarone.

Nell’ordinanza il giudice ricostruisce il rapimento di Eitan Biran dal Pavese, dove vive con la famiglia della zia Aya, e parla di un’azione portata a termine con tecniche paramilitari e di intelligence. E, c’è il sospetto, anche grazie ad alcune complicità.

Eitan, il ricorso del nonno contro il mandato d’arresto

Intanto i legali di Peleg, rappresentato sul fronte penale in Italia dall’avvocato Paolo Sevesi, hanno già depositato ricorso al Tribunale del Riesame di Milano contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Pavia con conseguente mandato d’arresto internazionale e richiesta di estradizione, a carico dell’uomo accusato del rapimento del nipote.

Il ricorso è stato depositato con riserva di motivazioni, anche perché i legali non hanno ancora avuto accesso agli atti e all’ordinanza.

Eitan, lo scontro tra le due famiglie

Dopo la tragedia del Mottarone, in cui Eitan Biran ha perso il padre, la madre, il fratellino di 2 anni e due bisnonni, il bambino è stato affidato dal giudice alla zia paterna Aya Biran, che vive con la famiglia a Travacò Siccomario (Pavia).

Sul destino del piccolo si è poi accesa una contesa che ha spaccato la famiglia tra i parenti del padre, i Biran, e i genitori della madre, i Peleg. Questi vorrebbero che il bambino, che vive in Italia da quando ha due mesi, venga tolto alla zia paterna e affidato a loro in Israele.

Ad agosto il giudice aveva vietato che Eitan (che ha la doppia nazionalità) potesse essere portato fuori dall’Italia senza il consenso della zia, obbligando il nonno Shmuel Peleg a riconsegnare il passaporto israeliano del nipote.

Eitan, il rapimento

L’11 settembre scorso il rapimento. Secondo quanto ricostruito, Shmuel Peleg, ufficiale dell’esercito in pensione, durante una visita autorizzata con il nipote prevela il bambino e lo fa salire su una Golf noleggiata il giorno prima a Malpensa.

Con lui c’è Gabriel Abutubul Alon, un 50enne legato ad una nota agenzia di mercenari statunitense che si era spacciato davanti al giudice italiano come un consulente legale dei Peleg. La polizia ha accertato che negli ultimi mesi è stato più volte in italia con i Peleg.

I tre a bordo dell’auto vanno in Svizzera, verso l’aeroporto di Lugano, dove li aspetta un volo privato noleggiato per portarli a Tel Aviv. Nell’ordinanza si parla di strane assenze di controlli tra l’Italia e la Svizzera.

La Golf infatti passa il confine italo-svizzero di Chiasso senza controlli, nonostante il fatto che il divieto di espatrio fosse stato diramato a livello di Shenghen. A quanto pare il divieto di espatrio non risultava visibile agli svizzeri a causa di un problema tecnico.

L’auto è stata poi fermata dalla polizia cantonale elvetica nei pressi dell’aeroporto Lugano-Agno. Gli agenti identificano i passeggeri ma li fanno proseguire. Nonostante la denuncia di smarrimento del passaporto israeliano di Eitan e nonostante il bambino sia in compagnia di persone che non possono essere immediatamente identificate come suoi parenti.

Via libera anche all’imbarco in aeroporto, con i tre che salgono a bordo di un’aereo privato di una società tedesca, noleggiato per 42mila euro, che li porta a Tel Aviv.

Il caso di Eitan Biran Fonte foto: ANSA
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