Dormiva in stazione dopo l'arrivo in Italia su un barcone, poi il posto fisso: "Ho attraversato l'inferno"
La storia di Mamdouh Assan: dall'Egitto alle notti alla stazione di Reggio Emilia. Ma dopo una serie di traversie è infine riuscito a trovare un impiego come muratore
Non tutte le storie correlate all’immigrazione hanno un finale amaro. Quella del 37enne egiziano Mamdouh Assan ha avuto un lieto fine: l’uomo è partito dall’altra sponda del Mediterraneo a bordo di una carretta del mare e dopo tre giorni in balia delle onde è arrivato sulle coste siciliane. Dopo mesi in cui era abbandonato a sé stesso è infine riuscito a trovare il suo posto nel mondo.
La vita di strada
Dopo una serie di traversie, Mamdouh Assan ha infine raggiunto Reggio Emilia, dove è diventato uno degli infiniti invisibili che dormono in sistemazioni di fortuna.
E come tutti gli invisibili, la sua storia (che viene oggi raccontata dal Resto del Carlino) è stata improntata alla marginalità e alla paura costante:
Dormivo in stazione o in piazza o sotto un albero. Non conoscevo nessuno. Andavo sempre in questura a chiedere se potevano trovarmi un alloggio. Il tempo passava, ma niente da fare. Mi faceva orrore vivere così, volevo un lavoro e una casa. Quando non hai un posto tuo, non dormi mai veramente. Trascorrevo la notte con la paura di essere aggredito. E infatti succedeva, continuamente, quando mi rubavano lo zaino, i vestiti, la coperta. In un caso mi hanno sbattuto la testa contro il muro per un paio di scarpe, ho lasciato che le prendessero.
La svolta
Un giorno uno dei senzatetto della stazione gli ha dato il contatto telefonico di Maria Diletto, presidente dell’associazione La Nuova Luce, che ha fornito a Mamdouh coperte e vestiti, un piccolo grande aiuto per ripartire: “Da allora, la mia vita è cambiata”, ammette l’uomo.
Per un periodo ho lavorato in un ristorante, ma pagavano una miseria. Quando restavo senza niente, tornavo a dormire sotto l’albero. […] Poi, finalmente, ho iniziato con il cartongesso per questa ditta. Dopo un periodo di prova, mi hanno assunto. A tempo indeterminato. Quando ho firmato, mi sono messo a piangere e se ci penso ancora oggi non riesco a crederci. […] Vado al lavoro a Modena o Sassuolo, di solito col treno o con l’autobus, mi alzo alle 5 di mattina e torno alle 6 o alle 7 di sera. Guadagno 1.500 euro ma ne mando 900 alla mia famiglia, che ne ha bisogno. Mi sento sempre povero, ma ricco dentro.
Il sogno del ricongiungimento familiare
Dopo avere trovato il posto fisso, ora Mamdouh Assan sogna di poter riabbracciare i suoi cari in Italia:
Ho attraversato l’inferno e adesso mi sento come in paradiso. Dalla vita di strada a un contratto di lavoro a tempo indeterminato, mi sembra un sogno. Ho dormito all’aperto, ho lottato per sopravvivere, ho veramente toccato il fondo. Credetemi, nessuno è contento di non avere un tetto sopra la testa, nessuno ha piacere di fare una vita così. Ora, tutto è cambiato. E il mio desiderio più grande è che la mia famiglia mi raggiunga qui. Ho una figlia di due anni che non ho mai visto. Non vedo l’ora di poterla tenere in braccio.