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Covid, effetto boomerang del cortisone: l'allarme di Mantovani

Alberto Mantovani ha mostrato preoccupazione per i pazienti Covid in fasi precoci curati con il cortisone: ecco perché non bisogna usarlo subito

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

In un anno sono stati fatti molti passi avanti nella ricerca delle terapie più efficaci contro il Covid-19. Una di queste è rappresentata dai farmaci cortisonici, che si sono dimostrati un’arma potente durante le fasi più avanzate della malattia. Ed è proprio sui tempi di somministrazione del cortisone che Alberto Mantovani, immunologo dell’Istituto Humanitas di Rozzano, ha voluto lanciare un allarme.

Covid, perché non bisogna assumere subito il cortisone

“La preoccupazione che condivido con specialisti in prima linea come Carlo Selmi e con il responsabile del pronto soccorso in Humanitas, Antonio Voza, è che vediamo pazienti in fasi precoci arrivare già trattati con cortisone“, ha detto Mantovani all’Adnkronos.

L’esperto ha ricordato che ogni rimedio mostra una maggiore efficacia se usato al momento giusto. Il cortisone, che secondo studi confermati è l’unico farmaco in grado di bloccare l’infiammazione, ma Mantovani ha precisato che “i dati che abbiamo si riferiscono al suo utilizzo in una finestra precisa“.

Nel caso specifico, ha spiegato Mantovani, “i cortisonici sono immunosoppressori. Ma se nelle fasi tardive di Covid-19 il sistema immunitario, quando va ‘fuori giri’, causa danni, nelle fasi precoci invece il sistema immunitario fa sì che fino al 50% dei pazienti siano asintomatici o paucisintomatici; è quello che fa guarire i malati, e i cortisonici usati troppo presto potrebbero ostacolarlo”.

Mantovani e gli anticorpi monoclonali: “Sono fiducioso”

Il direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Rozzano si è poi soffermato sulla terapia a base di anticorpi monoclonali: “Io sono un immunologo e ho un pregiudizio positivo, sono convinto che ci aiuteranno a curare il Covid. Si stanno esplorando le loro potenzialità soli o con gli inibitori di citochine. Sono fiducioso e i dati sono incoraggianti”.

Anche in Italia si stanno sperimentando queste nuove strade, e Mantovani ha fatto l’esempio degli studi di Rino Rappuoli. “Stiamo facendo quel che si deve fare – ha detto Mantovani – una sperimentazione rigorosa. In alcuni campi noi europei siamo più cauti. In ogni caso anche gli anticorpi monoclonali dovremo imparare a usarli bene. E quindi occorre uno sforzo su genetica e marcatori per dare al paziente la terapia su misura nel momento ideale”.

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Coronavirus, quali sono i farmaci che si sono rivelati efficaci Fonte foto: ANSA
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