Costretta ad indossare il burqa: 15enne di Ostia si sfoga in un tema e scattano le indagini contro la famiglia
Ostia, una 15enne racconta di essere costretta ad indossare il burqa in un tema. Scattano le indagini per maltrattamenti in famiglia
Veniva costretta ad indossare il burqa. Questo aveva scritto una giovane 15enne in un tema scolastico in cui rivendicava la sua voglia di libertà e disegnava ciò che accadeva tra le mura domestiche. Il caso è esploso ad Ostia dopo quel compito in classe del 2021 in cui Salma, nome di fantasia, ha denunciato le vessazioni dei suoi familiari.
Il tema
Il tema di italiano assegnato alla classe aveva come titolo: “Avvenimenti importanti della mia vita fino ad oggi”.
Per Salma è stata un’occasione per scoperchiare ciò che accadeva sotto il suo tetto, con una famiglia che – stando alla sua descrizione – l’avrebbe costretta ad indossare il burqa, a dispensare servigi ai congiunti e, soprattutto, le avrebbe imposto di tornare in Bangladesh per sposarsi.
La 15enne aveva scritto: “Mi piace l’Italia, perché la donna è indipendente. Qui le donne si possono mettere vestiti normali, possono uscire, incontrare le amiche. Anche io voglio una vita normale e indipendente. Ma la mia famiglia non vuole che io parli con i miei amici, dice che devo mettere il velo, dice che non posso studiare, non posso fare niente”.
Nel mirino della sua penna anche il fratello, che più volte l’avrebbe percossa fino a farle sanguinare un orecchio. Ancora, lo stesso fratello avrebbe operato su di lei un controllo ossessivo specialmente sul cellulare della 15enne.
Le indagini
Alla denuncia contro quella insopportabile dinamica familiare, nel suo tema Salma ha contrapposto i suoi sogni: “Voglio fare medicina, voglio lasciare la mia famiglia e studiare per un futuro libero e migliore”.
Con tutti questi elementi la pm Claudia Alberti ha chiuso le indagini con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e induzione al matrimonio.
Nel mese di gennaio contro i familiari era scattato il divieto di avvicinamento e di comunicazione con la ragazza.
Secondo il magistrato si sarebbe configurato un “regime vessatorio” e in più occasioni la ragazza sarebbe stata picchiata perché rifiutava di indossare il burqa e di sottostare alle regole, specialmente quelle imposte dal padre (a proposito di burqa, in Svizzera – un anno fa – un referendum lo ha vietato in pubblico).
La famiglia respinge le accuse
La famiglia, originaria del Bangladesh, è assistita dall’avvocato Lucia Gasperini e respinge le accuse della 15enne.
Secondo i familiari la ragazza starebbe attraversando un periodo di ribellione contro la religione islamica, e nessuno le avrebbe impedito di studiare.
Ancora, Gasperini sottolinea che sulla vicenda non sarebbero state condotte indagini oltre le dichiarazioni della 15enne e dei genitori.
Con il fratello, infine, vi sarebbe stata soltanto “qualche spinta” ma nessun episodio di violenza fisica.
Per la Procura, invece, la 15enne sarebbe stata costretta ad indossare il burqa e punita per essersi ribellata alle regole rigide della famiglia.