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Chi è Nicola Di Santo, l'italiano che rischia la pena di morte in Indonesia: di cosa viene accusato

Il cuoco italiano rischia la pena di morte, ma si è più volte dichiarato innocente: i legali chiedono l'intervento del governo

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Un italiano rischi di essere condannato alla pena di morte in Indonesia. Si tratta di Nicola Di Santo, un cuoco che per anni ha lavorato in Australia e nel corso di una vacanza a Bali, due anni fa, è stato arrestato con l’accusa di aver rapinato proprio il suo ex socio.

Nicola Di Santo, chi è l’italiano

Nicola Di Santo è un giovane cuoco italiano che dal 2018 è emigrato in Australia per cercare fortuna. Il giovane, che ci sa fare in cucina, ha saputo inserirsi bene nella realtà australiana e dopo anni di duro lavoro, nel 2020, aveva deciso di concedersi una vacanza.

La partenza per Balì, in Indonesia, è però viziata dalla pandemia da Covid-19 che ostacola il ritorno in Australia o verso l’Italia. Facendo buon viso a cattivo gioco, Di Santo si rimbocca le maniche e riesce a inserirsi negli affari dell’isola, ma ben presto quella che sembra essere l’ennesima opportunità della vita da cogliere al balzo si trasforma in una vera e propria tortura che va avanti ancor oggi.

Cos’è successo e di cosa è accusato

A Balì Di Santo conosce un italiano che da tempo viveva nell’isola e con lui immaginano una serie di business: da una parte una catena di ristoranti, visto che Di Santo era del mestiere, dall’altra un investimento in criptovalute.

Gli affari girano, ma nel 2021 un litigo tra i due soci si incrinano e Di Santo decide di fare ritorno in Italia. Il padre gli compra i biglietti, poi perde i contatti con lui perché, come riferito poi dall’ambasciata italiana, era stato arrestato.

Il giovane cuoco è finito in manette con l’accusa di aver rapinato proprio il suo ex socio. La rapina, materialmente, non l’avrebbe fatto lui ma sarebbe stato il mandante secondo la vittima. Nonostante abbia più volte detto di essere innocente, Di Santo racconta e documenta di essere stato massacrato di botte dalla polizia che gli avrebbe spento sigarette sul corpo, gli ha puntato la pistola alla tempia per costringerlo a confessare.

La famiglia ha provato ad aiutarlo ingaggiando uno studio legale in loco, ma dopo aver pagato migliaia di euro Di Santo è rimasto in carcere e l’ufficio legale è scomparso nel nulla.

L’appello al governo: “Fatelo tornare”

Oggi Di Santo è difeso da Alessandra Ballerini, la legale genovese specializzata in diritti civili che tra gli altri difende anche i genitori di Giulio Regeni, Mario Paciolla e Andy Rocchelli. L’avvocato ha svelato: “Gli è vietato telefonare e ricevere visite, comprese quelle degli avvocati e dei dottori, al contrario degli altri detenuti che hanno accesso anche al telefono di servizio”.

Il legale ha denunciato le condizioni in cui vive: “La cella misura tredici passi da un muro all’altro, come riferito da Nicola, si dorme sul pavimento, non c’è una sedia, né un tavolo e i detenuti come sciacquone per il wc devono usare un secchio. Nicola mangia due ciotole di riso al giorno. Ha spesso la febbre, ha perso 12 chili ed è in condizioni di salute assolutamente precarie. Esce dalla cella solo per andare alle udienze del processo in tribunale”.

L’appello, dunque, è chiaro: intervento del Governo italiano affinché il ragazzo possa ritornare in Italia ed, eventualmente, affrontare un giusto processo.

bali-polizia Fonte foto: ANSA
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