Bimbo ucciso e portato al supermercato: nuove rivelazioni sulla madre
Parla il padre del piccolo Alex, 2 anni, ucciso a coltellate in provincia di Perugia, in una frazione di Città della Pieve
Non ha più lacrime il papà di Alex, il piccolo di due anni barbaramente ucciso a coltellate il 1° ottobre e portato dalla madre all’interno di un supermercato in provincia di Perugia, a Po’ Bandino, frazione di Città della Pieve. Per l’omicidio, su cui ancora è in corso un’inchiesta, è stato convalidato l’arresto della ex compagna di Norbert Juhász. L’uomo ha raccontato in un’intervista al Messaggero i contorni della vicenda, epilogo di una lunga battaglia per l’affidamento del bimbo.
“Sto molto male. Alex era il piccolo tesoro di papà”, ha esordito l’uomo. L’ex moglie Katalina Erzsebet Bradacs, 44 anni, è considerata dai giudici “socialmente pericolosa”, ed ex colleghe ungheresi parlano anche di disturbi psichici noti a tutti almeno dal 2016. Inspiegabile capire perché avesse ancora la custodia del bambino.
“Era già accaduto con il suo figlio maggiore, che però nel 2014 era stato portato via. Con Alex l’affidamento era comune, ma sfortunatamente non ha mai davvero assicurato il contatto. Lei non me lo faceva vedere. E con lui era cattiva”, ha spiegato Norbert Juhász.
Durante la “gravidanza si tirava pugni in pancia. Ha minacciato di dargli fuoco. Solo per questo avrebbero già dovuto toglierlo a lei. E io ora ho perso il mio tesoro”.
Davanti al giudice la donna si è avvalsa della facoltà di non rispondere e si è dichiarata innocente. Tuttavia minacciava “da tempo che avrebbe messo un punto”.
Il 1° ottobre “ha chiamato il suo altro figlio 18enne, inviandogli una foto. Lui ha registrato la chiamata ed è andato dalla Polizia con quella foto. È stato orribile”.
In quello scatto “Alex aveva la maglietta piena di sangue. E gli occhi chiusi“, ha raccontato in merito all’immagine di Alex inviata attraverso un social.
Katalina ha chiamato l’ex compagno per la prima volta “il 30 settembre. Mi ha chiesto soldi, dicendo di essere in Ungheria, ma non era vero. Non diceva la verità. E io non glieli ho dati. Poi ha chiamato il figlio il primo ottobre, ha mandato quella foto intorno alle 12″.
Secondo il padre, dunque, Alex era già morto quando la donna lo ha posato sulla cassa del supermercato circa tre ore dopo, intorno alle 15, aver inviato quell’immagine maledetta. Ma rimangono ancora da chiarire i dettagli dell’efferato omicidio di cui è accusata.
La 44enne avrebbe “eseguito brutalmente” quello che sarebbe stato il suo piano sin dal principio. “È stato orribile“, ha sottolineato il papà del piccolo. Spiegando di voler solo “riportare il corpicino del mio Alex in Ungheria”.