Genovese: parla la vittima, il drammatico racconto della violenza
La giovane che ha denunciato Alberto Genovese per violenza sessuale ha raccontato in un'intervista i dettagli di quella terribile notte
La 18enne violentata da Alberto Genovese ha deciso di raccontare la sua terribile esperienza, durata oltre 20 ore, nell’appartamento conosciuto come Terrazza Sentimento. La giovane è entrata nel giro dell’imprenditore per “la prima volta a giugno, invitata da un mio caro amico di 23 anni, a sua volta amico della fidanzata di Genovese. Siamo andati in cinque amici” a una festino del magnate. Lì “l’unica cosa sbagliata era l’eccesso di droga. C’erano dei piatti da cui tutti potevano prendere cocaina e cocaina rosa. In qualsiasi festa della notte a Milano la trovi, ma non così tanta”.
C’era “gente che conoscevo del mondo della moda e della musica. Età dai 20 ai 30 anni. Un bell’ambiente che non mi sembrava pericoloso“. Nonostante la presenza di stupefacenti. “Diciamo che la droga è alla portata di tutti ed è sempre più accessibile. Nel mondo della moda e in quello dello spettacolo è normalissimo vedere gente che ne fa uso”.
La giovane ha raccontato al Corriere della Sera di essere stata tre volte a Terrazza Sentimento, la casa dei festini milanesi di Alberto Genovese. “Anche nella seconda, a settembre, c’era bella gente“. All’ultima festa si è consumata la violenza, durata un’intera notte.
“Io e una amica siamo arrivate alle 20.30. Eravamo indecise se andare o no perché nessuno dei nostri amici sapeva che c’era la festa e non eravamo amiche né del signor Alberto Genovese né del signor Daniele Leali. Poi sul tardi Leali ha scritto alla mia amica di venire, perché là era figo e, visto che c’era un’altra festa alle 23, abbiamo deciso di passare”, ha dichiarato la giovane.
Caso Genovese, la vittima: “Non ci avevo mai parlato, era arrogante”
Alle 22.30 le due avrebbero deciso di dirigersi verso la porta. “Non ho ricordi precisi. La mia amica mi ha detto che avevamo deciso di andarcene, anche perché lui aveva cominciato a essere molto molesto nei nostri confronti, ci seguiva. Era come se ci stesse puntando. Infatti, ci siamo dette di stare sempre insieme, non separandoci mai”.
“Appena arrivate abbiamo capito che c’era un ambiente strano. Solo una ventina di persone, molte ragazze e non conoscevamo nessuno. Alberto Genovese non lo conoscevo. Per me era quello che faceva le feste in Terrazza Sentimento, il fidanzato di Sara. Non ci avevo mai parlato, non ci eravamo neanche presentati. Era arrogante“, ha spiegato la giovane al Corriere della Sera.
Caso Genovese, parla la vittima dello stupro: “Credevo fosse un incubo”
Secondo la ragazza, l’imprenditore avrebbe puntato lei e l’amica perché “stava aspettando che qualcosa facesse effetto“. Infatti “ci ha passato qualcosa che solo io ho preso volontariamente. La mia amica ha detto che dopo mi comportavo in modo molto strano. Era intorno alle 22, credo. Poi ho perso la memoria“.
“Non so come sono entrata” nella stanza di Alberto Genovese. “Ero sveglia, ma completamente andata. Non ricordo niente“, ha ammesso la ragazza. I ricordi riprendono “da quando mi sono svegliata sul letto. Credevo di aver avuto un incubo. Ricordo di avergli detto ‘Ma dove siamo andati ieri sera?’. Solo dopo l’arresto ho saputo quello che era accaduto”.
Genovese, la vittima di violenza: “Voleva costringermi ad assumere droga”
“Ho solo alcuni flash di quello che è accaduto. Avevo la sensazione che fosse successo qualcosa, ma era tutto talmente assurdo che ho pensato che fosse impossibile. Poi hanno cominciato a sovrapporsi i ricordi, i dolori, le manette, lui che si comportava in modo violento e voleva ancora costringermi ad assumere droga. ‘Pippa‘, diceva. Ho capito che ero in pericolo di morte e ho mandato messaggi alla mia amica con il telefonino”, ha raccontato.
Questo nonostante avesse lasciato il telefono all’ingresso, come Alberto Genovese imponeva ai suoi ospiti, stando al Corriere della Sera. “Non so come ci sia finito vicino al letto. Lui era sempre intorno a me, avevo paura della sua reazione. Non sapevo cosa fare, ho pensato: ‘Aspetto un attimo, capisco in che situazione mi trovo, magari mi sto solo facendo delle paranoie’. Dopo un po’ ho capito che davvero ero in pericolo“.
“Mi sono sentita più sicura dopo aver chiamato la mia amica che è venuta immediatamente sotto casa. Ho detto: ‘O mi fai scendere o lei chiama qualcuno’. Appena sono arrivata in strada ho fermato una volante della Polizia che passava e ho detto che c’era stata la violenza“, ha spiegato la 18enne.
Caso Genovese, il mistero delle banconote e dell’innamoramento
Alberto Genovese ha bruciato delle banconote che erano nella sua borsa. “Non erano soldi miei, non ho alcuna idea del perché ce li abbia messi. Quando ho aperto la borsa, ho visto che dentro c’era un rotolo di banconote. Non so quante fossero. Qualcuno ha detto che ci siamo accordati per quel denaro. Non è vero. Poi le ha bruciate, ma questo l’ho saputo dopo”.
Dopo l’arresto l’imprenditore ha dichiarato di essere innamorato della giovane. “Assolutamente no. Non lo conoscevo nemmeno”, ha replicato lei ai microfoni del Corriere della Sera.
Riguardo i suoi genitori, la giovane ha spiegato: “Mi vogliono molto bene. Nonostante la mia giovane età sono molto indipendente, sanno che faccio la mia vita. È capitato altre volte che non rispondessi per un intero pomeriggio, ma sapevano che ero andata ad una festa e pensavano che dormissi. Appena mi sono svegliata gli ho scritto dicendo che stavo bene per non farli preoccupare. Dopo che ho denunciato la violenza li ho avvisati”.
La ragazza ha sottolineato che anche lei ha subito victim blaming, insulti diretti alle vittime di stupro. “Hanno detto che sono una escort. Io non ho mai fatto niente del genere, non mi hanno mai offerto dei soldi per andare a queste feste. Erano feste normali, non erano orge. Tutto questo mi sta facendo soffrire molto perché non lo trovo giusto. È come se volessero farmi pentire di essermi esposta e di aver denunciato. Io ho fatto una cosa giusta, non capisco perché mi debbano trattare così. Mi aspetto di essere appoggiata”.