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Trento, orso attacca padre e figlio, verrà abbattuto: il racconto

L'incontro con l'animale sarebbe potuto essere fatale ai due. Si indaga sui motivi dell'aggressione

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha firmato l’ordinanza per l’abbattimento di un orso. L’animale ha aggredito il 22 giugno padre e figlio, di 28 e 59 anni, in zona Fontana Maora, a 1.700 metri di quota, tra il laghetto di Verdè e il rifugio di Monte Peller. Si tratta del sesto attacco all’uomo avvenuto nella zona negli ultimi anni, dalla reintroduzione della specie. Gli altri hanno portato all’uccisione di due esemplari e alla cattura di uno, tra le proteste degli ambientalisti.

“Un istante, due salti e l’orso mi è stato addosso. Rugliava in modo spaventoso, con una zampata ha gettato a terra anche mio padre e gli è saltato sopra. Gridavamo disperatamente e ci proteggevamo con scarponi e gambe. Ho pensato: adesso ci ammazza tutti e due“, racconta Christian Misseroni a Repubblica, ancora sotto choc, mostrando i segni degli artigli su gambe e braccia.

“L’animale invece si è fermato un attimo e si è alzato sulle zampe posteriori. Eravamo già in un lago di sangue, ma siamo riusciti a scivolargli via da sotto il ventre. Lui si è girato ed è sparito nel bosco”, spiega ancora il 28enne.

Ancora mi chiedo perché ci abbia risparmiato“, riferisce il padre, Fabio Misseroni, che ha il perone destro spezzato in tre punti da un morso. “Ha attaccato per uccidere. Ma dopo una lotta di un paio di minuti ha rinunciato. Se era una femmina ha seguito i cuccioli, certa di averli messi al sicuro. Se era un maschio, è stato spaventato dalla nostra reazione. Due certezze: una persona sola sarebbe stata sbranata e in ogni caso siamo vivi per miracolo“.

“Lunedì pomeriggio siamo saliti per una passeggiata sul monte Peller. Siamo cacciatori, ma non volevamo mettere il sale per i cervi, o cercare il posto giusto per sparare in autunno. Non avevamo binocoli, macchina fotografica, cane, nemmeno il telefono. Negli zaini, una maglia e da bere. Non ce la siamo cercata addentrandoci in luoghi remoti“, racconta il 59enne a Repubblica.

“Avevamo lasciato l’auto da dieci minuti e volevamo raggiungere un dosso panoramico. Vicino al sentiero, siamo entrati pochi metri nel bosco”, spiega Christian Misseroni. “Mio padre camminava dietro e abbiamo smesso di parlare. Stavamo superando una radura quando il silenzio è stato rotto da un ruggito e siamo stati investiti da una ventata“.

“Da dietro un larice giovane è sbucato un grosso orso”, continua il padre. “L’ho visto balzare frontalmente a noi e gettarsi sopra mio figlio. L’ha scaraventato sull’erba di schiena e gli ha conficcato gli artigli in una coscia per bloccarlo. Con il muso cercava di morderlo alla gola“.

“Ho provato invano a ripararmi dietro un abete”, spiega il 28enne a Repubblica. “Troppo tardi. Ho sentito artigli e zanne nella carne. Ho pensato che fosse la fine, e gridavo a mio padre di scappare. Invece lui, senza pensare a sé, ha scelto di provare a salvarmi”.

“Senza pensarci mi sono buttato a mani nude contro la bestia“, racconta l’uomo, che di professione fa il macellaio. “È stata la disperazione di vedere mio figlio sbranato. L’orso l’ha mollato subito, ma si è scagliato contro di me. Altro che un toro ferito: mai visto una furia simile”.

Mio padre è rimasto schiacciato sotto l’animale“, dice ancora Christian. “Ha cercato di sollevarlo piantandogli una gamba nel ventre, ma una zampata gli ha frantumato il perone. Altre unghiate gli hanno aperto braccio e mani. Ancora un colpo e lo uccideva. Allora mi sono alzato. Ho cominciato a urlare e ad agitare le braccia sopra la mia testa per sembrare più grande”.

La strategia, riportata nei manuali di sopravvivenza in montagna, si è rivelata la mossa giusta. “L’orso ha avuto un’esitazione, sorpreso dalle grida e dalla nostra resistenza. Ha smesso di colpirmi, si è alzato in piedi e sono riuscito a respirare”, racconta Fabio a Repubblica. “Mio figlio mi ha preso per un braccio e mi ha trascinato via, da sotto le sue zampe. Questa volta è stato lui a salvare la vita a me“.

“Pensavamo tornasse a finirci. Mio padre perdeva molto sangue e non stava in piedi. Abbiamo buttato via gli zaini e ci siamo appoggiati con la schiena ad un albero per vedere da dove potesse sbucare. Invece sulla montagna è sceso il silenzio. Mi sono appoggiato il papà sulle spalle e ci siamo trascinati verso l’auto. Per fortuna non siamo svenuti“, spiega il 28enne.

L’allarme è scattato dopo un’ora dall’attacco, quando i due si sono presentati nel Pronto Soccorso di Cles. Lì Christian Misseroni è stato medicato e dimesso, mentre il padre Fabio è rimasto ricoverato per una notte per suturare le ferite dopo la scongiura del rischio infezioni.

I campioni biologici dell’orso, raccolti sui vestiti dei due, chiariranno il sesso dell’animale e potrebbero far luce sulle cause dell’attacco. “So che la montagna è casa loro. In famiglia amiamo gli orsi. Nel Brenta però ormai sono troppi, in un territorio purtroppo eccessivamente abitato dall’uomo“, conclude il 28enne su Repubblica.

Gli incontri con questi animali sono sempre più frequenti in Trentino, dove la specie è stata reintrodotta a partire dagli anni ’90. Ha fatto notizia l’incontro tra un bimbo e un orso ripresa in video, in quel caso senza feriti.

orso-attacco-trento-ordinanza Fonte foto: 123rf
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