Maturità: la traccia della prima prova che non piace a Salvini
Il tema argomentativo, tratto dal saggio dello storico dell'arte Montanari, è stato criticato da più fronti
Ha creato scalpore la decisione del MIUR di inserire nella prima prova dell’esame di maturità un testo di Tomaso Montanari. La traccia del tema argomentativo è tratta da “Istruzioni per l’uso del futuro. Il patrimonio culturale e la democrazia che verrà” dello storico dell’arte e penna di Repubblica e Il Fatto Quotidiano.
Le dichiarazioni contro Zeffirelli e Fallaci
Il vicepremier Matteo Salvini, secondo AdnKronos, ha dichiarato: «Montanari? Finché questo triste snob di Sinistra insulta me, amen. Ma quando arriva a infangare due grandi come Fallaci e Zeffirelli, siamo al delirio. Che lasci ogni incarico pubblico e chieda scusa all’Italia».
Il 16 giugno Montanari si era espresso così su Twitter: «Si può dire che il #Maestro Scespirelli era un insopportabile mediocre, al cinema inguardabile? E che fanno senso gli alti lai della Firenzina, genuflessa in lutto o in orbace, ai piedi suoi e dell’orrenda Oriana? Dio l’abbia in gloria, con Portesante e quel che ne consegue. Amen».
Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, intervistato su Rai Radio 1 a “Un giorno da pecora”, in merito alla traccia ha affermato: «Almeno non ci saranno accuse di non essere aperti e democratici. La pluralità di intervento penso sia stata rispettata, dobbiamo ricordare che la scuola è di tutti. È un bene che sia uscito il testo di Montanari».
La provocazione di Vittorio Sgarbi
Anche fuori dal Governo non sono state risparmiate critiche allo storico dell’arte. Il collega Vittorio Sgarbi, ad AdnKronos, ha detto: «Uno che ha scritto quelle cose indegne su Zeffirelli, che ha attaccato in maniera vergognosa la Fallaci e che odia a tal punto un partito, la Lega, da definirlo barbaro, non può essere preso in considerazione dal Ministero».
E ha lanciato una provocazione: «Se il prossimo anno trovassimo una traccia che parte da un testo di Mussolini non ci potremmo scandalizzare. Tra l’altro leggendo questo testo si capisce che Montanari è un parvenue che non sa neanche scrivere in italiano Per non parlare dell’uso di espressioni inglesi come “breaking news” o “fantasy”. Montanari parla un linguaggio modaiolo e credo che non ci sia bisogno neanche di sottolineare quanto sarebbe stato più opportuno scegliere un testo di Manzoni o di Gioberti per parlare del rapporto tra storia e futuro».
Di parere opposto lo scrittore e giornalista Giampiero Mughini, che all’agenzia di stampa ha dichiarato: «Non ho letto il libro, quindi non posso commentarne il merito. Montanari è politicamente schierato, è vero, e per me un intellettuale non dovrebbe mai esserlo per rappresentare una figura davvero libera, ma non ne farei un dramma. Non credo che i ragazzi conoscano queste vicende e quindi trovo comunque positivo che si possa parlare, in una prova d’esame, di patrimonio culturale».