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Sanremo 2023, il monologo di Paola Egonu: risponde alle critiche e citazione Vasco Rossi, il testo integrale

L'atteso monologo di Paola Egonu, co-conduttrice della terza serata di Sanremo, non ha affrontato solo il tema del razzismo: citato anche Vasco Rossi

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A cuore aperto. Paola Egonu, co-conduttrice della terza serata del Festival di Sanremo 2023 in onda su Rai 1 giovedì 9 febbraio, ha vissuto una settimana difficile, che l’ha vista bersaglio di attacchi da più parti dopo una sua frase sul razzismo. Ed è proprio questo tema che la pallavolista ha deciso di portare nel suo monologo all’Ariston. Ecco il testo integrale.

Il testo del monologo di Paola Egonu: il messaggio ai genitori

Paola Egonu, visibilmente emozionata, si è seduta sulla scalinata dell’Ariston per il suo monologo: “Questa sera non sono qui a dare lezioni di vita, perché alla mia età sono più le cose che posso imparare di quelle che posso insegnare. Cerco di ricavare da ogni giorno un insegnamento e così è stato anche nelle settimane di avvicinamento al Festival”.

“Spesso, in passato, sono stata definita ermetica – ha proseguito -, così nel tempo mi sono impegnata a raccontarmi di più, provando a ridurre al minimo lo spazio di interpretazione. Questo non ha evitato comunque che alcune frasi venissero strappate dal contesto, tagliate, incollate in senso casuale e fiondate sui giornali come titoli usati per far rumore“.

paola egonu sanremoFonte foto: IPA
Amadeus e Paola Egonu

Poi, un riferimento alla famiglia: “Sono la prima di tre fratelli, e devo tutto a mamma Eunice e papà Ambrose. Sono loro che mi hanno permesso di vivere un’infanzia felice, che mi hanno sostenuta e che mi hanno insegnato che se vuoi qualcosa devi guadagnartela. Senza temere i sacrifici. Mi hanno aiutata a trovare il mio percorso, anche se questo ha significato per loro vedermi andare via di casa a 13 anni”.

Quindi, un passaggio delicato, soprattutto dopo la sua frase sulla maternità e il razzismo estrapolata, nei giorni scorsi, da un’intervista concessa a Vanity Fair: ” Non sono madre, sogno di diventarlo un giorno, ma sono certa che nessun genitore sia felice che la propria figlia cresca lontana dal suo amore e dal suo sguardo. Grazie mamma, grazie papà, che per amore verso di me avete rinunciato a me. Certo, le vostre carezze e le vostre attenzioni mi sono mancate e continuano a mancarmi. Ma sapevo, sapevamo e so che questa è la mia strada”.

Il passaggio sul razzismo

Da bambina chiedeva: “Perché sono alta? Perché mio nonno vive in Nigeria? Perché mi chiedono se sono italiana?“. Poi, diventando più grande, “i perché sono continuati. Perché mi sento diversa? Perché vivo questa cosa come una colpa? Perché ogni volta mi sono punita dando una versione sbagliata di me stessa? Con il tempo ho capito che questa mia diversità è la mia unicità. E che nella domanda ‘Perché io sono io?’ c’è già anche la risposta… ‘perché io sono io‘”.

“Io – ha sottolineato la pallavolista – sono quella che quando oggi ancora mi fanno una domanda sul razzismo, rispondo così. Prendete dei bicchieri di vari colori e metteteci dentro l’acqua. Vedrete che la maggior parte delle persone sceglierà il bicchiere trasparente, solo perché il suo contenuto è più limpido. Eppure se proverete a bere da uno dei bicchieri colorati, scoprirete che l’acqua ha sempre lo stesso gusto, fresco e vita, perché siamo tutti uguali oltre le apparenze”.

Poi un passaggio ‘sportivo’: “Gioco in attacco e il mio obiettivo è quello di riuscire ad avere tra le mani la palla decisiva da schiacciare, quella che farà punto. A volte ci riesco, altre volte sbaglio e sto imparando ad accettare l’errore“. Crescere vuol dire imparare “a dare il giusto peso” alle critiche, affrontare i momenti brutti ma anche “godersi quelli belli”.

Alle accuse di vittimismo, di mancanza di rispetto per il suo Paese, risponde con forza: “Amo l’Italia, vesto con orgoglio quella maglia azzurra che per me è la più bella del mondo e ho un profondo senso di responsabilità nei confronti di questo Paese in cui ripongo tutte le mie speranze di domani“.

Il riferimento a Vasco Rossi

Aver sbagliato in tante finali, ha aggiunto, “non fa di me una perdente. Cosi come non è perdente chi a scuola prende il voto più basso e non è perdente chi non riesce a realizzare il proprio sogno al primo colpo. E poi, visto che siamo a Sanremo, non è perdente nemmeno chi arriva nelle ultime posizioni in classifica”.

Il riferimento è a Vasco Rossi, che nel 1983 arrivò penultimo. “Un altro non perdente, che ci ha insegnato che dalle sconfitte più dure possono nascere i successi più grandi. Ognuno col suo viaggio, ognuno diverso“, conclude sulle note di ‘Vita spericolata’.

paola-egonu Fonte foto: IPA
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