Scomparsa di Roberta Ragusa, la storia dall'inizio e le ultime notizie
Dalle indagini alla condanna dell'ex marito Antonio Logli, fino al nuovo matrimonio di lui in carcere. Scomparsa di Roberta Ragusa, tutta la storia
Il caso di Roberta Ragusa inizia in una fredda notte toscana. Si tratta, per la precisione, della notte tra il 13 e il 14 gennaio del 2012. È la data che segna, forse nel modo più cruento, la fine di un matrimonio che era in crisi da tempo. Sugli sviluppi della crisi di coppia in qualche modo è intervenuta la stessa Roberta, addirittura dopo la sua scomparsa: sono infatti state rese pubbliche (per primo dal settimanale Giallo) le pagine del diario della donna, contenenti la cronaca di un’unione che, già da qualche tempo, non funzionava più.
Il segreto della scomparsa di Roberta, almeno dal punto di vista dei giudici, è racchiuso in un’ipotetica testimonianza del marito Antonio Logli, di 57 anni. Un’ammissione di colpevolezza che, però, da parte dell’uomo, non è mai arrivata: anche dal carcere delle Sughere di Livorno, dove si trova dopo la condanna definitiva per omicidio e distruzione di cadavere, Logli non ha mai smesso di professarsi innocente.
“Oggi sono esattamente due anni che mi trovo ingiustamente detenuto nel carcere di Massa Carrara – così Logli dalle pagine del sito di informazione online Fanpage – dove sconto la pena per aver ucciso la madre dei miei figli che ancora dopo più di 9 anni risulta essere scomparsa. Anche se il clima che si respira qui a Massa é buono, tutto è terribilmente difficile”.
“L’unica cosa che mi spinge ad andare avanti – ha continuato l’uomo in una delle sue ultime dichiarazioni – è il bene che nutro nei confronti della mia famiglia. Per questo non ho ancora perso la speranza. La verità, quella vera, prima o poi verrà a galla”.
Insomma, dopo due anni di carcere, l’uomo, che è stato trovato colpevole dalla giustizia, non ha mai ammesso il suo coinvolgimento nella scomparsa della compagna. Ma quali sono le ragioni che hanno spinto i giudici a emettere una condanna? Ecco tutta la storia di Roberta Ragusa, dall’inizio.
Tutta la storia di Roberta Ragusa, dall’inizio
“Oggi è il nostro quarto anniversario di matrimonio…niente da festeggiare, per carità, Antonio se n’è andato senza neanche dirmi ciao”. Così scriveva Roberta, che nella vita faceva l’imprenditrice, nelle pagine del suo diario. Aveva 44 anni. Si era sposata a 28. In un’altra occasione si rammaricava, invece, di un figlio perduto al quarto mese di gravidanza, a causa di una malformazione congenita: “piango molto”, metteva nero su bianco. Ma la consolazione evidentemente non poteva arrivare dal marito.
I due sposi vivevano insieme in una villa in provincia di Pisa, collocata nella frazione di Gello, a San Giuliano Terme. La casa era abitata anche da due figli, per i quali fu assunta una baby-sitter. Antonio era titolare di una scuola guida, gli affari andavano bene e non c’erano ragioni economiche per non assumere una collaboratrice domestica.
Però il rapporto tra i due, tra il marito di Roberta e Sara Calzolaio, la baby-sitter, diventa sempre più stretto: Antonio e Sara cominciano a vedersi anche in privato e trasformano il loro legame, inizialmente soltanto lavorativo, in una relazione al di fuori del matrimonio di lui. Che, nonostante in crisi da tempo, terminerà, nei fatti, con la scomparsa di Roberta avvenuta nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012.
Qual è la versione del marito Antonio Logli
È la versione che ha convinto sempre meno gli inquirenti man mano che le indagini andavano avanti. L’uomo ha raccontato che, prima di andare a dormire, aveva lasciato Roberta in cucina a compilare la lista della spesa. Il giorno dopo, della moglie, non ci sarebbero state tracce: scomparsa, come lo è tutt’ora, a più di 9 anni da quella notte cruciale.
Nel frattempo si sono avuti avvistamenti di lei, tuttavia mai confermati. A indirizzare l’attenzione degli investigatori sono invece stati coloro che descrivevano Roberta come una donna responsabile, con la testa sulle spalle e dedita all’accudimento dei figli. I sospetti sono poi stati alimentati da alcune incongruenze nella versione di Logli: ad esempio, come ha fatto il 57enne a non accorgersi che la moglie, quella notte, non si era messa a dormire nel letto che condividevano?
La testimonianza del giostraio
Una svolta arrivò dalla testimonianza di Loris Gozi, giostraio. Alla polizia disse di aver visto, a mezzanotte, e una seconda volta intorno all’una di notte, Antonio Logli discutere con una donna. Non si sarebbe trattato di una conversazione pacata, anzi, Logli sarebbe stato su di giri, la donna sembrava impaurita, sembrava anche chiedere aiuto. Secondo le ricostruzioni, fu questa la notte in cui Ragusa scoprì della storia tra il marito e la baby-sitter.
Rino Sciuto, che in veste di maresciallo dei ROS ha collaborato alle ricerche, fino al 2016, ha ipotizzato che “Logli abbia agito in uno stato d’impeto, e preso dalla confusione, col corpo della moglie in macchina, potrebbe essersene disfatto a circa 700 metri dal luogo in cui li vide Loris Gozi, davanti alla scuola di paracadutismo militare dove c’era una fila di secchioni della spazzatura. Credo che possa essersi sbarazzato così del corpo di Roberta – ha poi continuato l’esponente delle forze dell’ordine – gettandolo in un secchione, e che l’autocompattatore abbia fatto sparire le prove”.
La condanna di Logli e il matrimonio in carcere con l’ex amante
Ci sono state altre testimonianze, che ad esempio avrebbero visto una donna in vestaglia essere salita in un fuoristrada che non apparteneva ad Antonio, controbilanciate, d’altra parte, da alcuni punti confusi o contraddittori nel racconto di quest’ultimo.
Tutto sommato, il giudizio dei magistrati è stato sfavorevole ad Antonio Logli, che è stato condannato a 20 anni di carcere per omicidio e occultamento del cadavere della moglie Roberta Ragusa, il 10 luglio del 2019. Nel settembre del 2020 è arrivato il matrimonio in carcere di Logli, con la sua amante dell’epoca, Sara Calzolaio, considerata dai giudici uno dei fattori alla base del delitto che ha messo l’uomo in carcere. Al dito, Logli le ha messo un anello di plastica ricavato dai tappi delle bottiglie.
Il lungo caso di cronaca, protrattosi anche attraverso un processo durato sette anni, ha acquistato di recente un nuovo carattere di attualità: sembra infatti che il nuovo avvocato di Antonio Logli, Andrea Vernazza, intenda rimettere in discussione tutto l’impianto accusatorio, sostenendo che Loris Gozi avrebbe mentito.