Piero Marrazzo sullo scandalo sessuale che l'ha travolto 15 anni fa: chi lo aveva ricattato e perché
Piero Marrazzo racconta la sua verità nel libro che ripercorre lo scandalo trans che lo travolse nel 2009 e che si è concluso con la condanna dei carabinieri che provarono a ricattarlo
A 15 anni dallo tsunami mediatico che lo travolse, Piero Marrazzo, ex presidente della Regione Lazio ed ex conduttore di Mi manda Rai 3, ripercorre in un libro lo scandalo trans del 2009. Nella vicenda giudiziaria che ne conseguì, Marrazzo fu parte lesa: per il tentativo di video-ricatto ai suoi danni vennero condannati tre carabinieri, mentre un quarto uscì dal processo per prescrizione.
Il ricatto subito da Piero Marrazzo
Piero Marrazzo venne trovato in un appartamento di via Gradoli a Roma, nello stesso palazzo del sequestro Moro, in compagnia di una transessuale.
A fare irruzione furono quattro carabinieri, uno dei quali girò un video con il telefonino. Le immagini si soffermarono su un uomo in mutande, Marrazzo, e sul tavolino sul quale c’era della cocaina. Accanto alla droga un documento del politico, a riprova della sua presenza.
Piero Marrazzo.
I quattro minacciarono Marrazzo di diffondere il video se non avesse provveduto a pagare loro decine di migliaia di euro.
La notizia cominciò poi a trapelare e fu questo l’inizio del caso Marrazzo: da principio il diretto interessato cercò di negare tutto, ma poi la vicenda esplose fagocitando la vita pubblica del politico e la vita privata dell’uomo. Il 27 ottobre 2009 arrivò la sofferta decisione di dimettersi dalla carica di presidente della Regione Lazio.
Durante le indagini si registrarono due morti sospette: il pusher che faceva da informatore a uno dei quattro carabinieri venne trovato morto di overdose.
E una delle ragazze trans, che conosceva anche Marrazzo, venne trovata morta nel suo appartamento. Il pm indagò per omicidio, ma infine il caso venne archiviato senza colpevoli.
Oltre a ricattare Marrazzo, i carabinieri tentarono anche di vendere il video a giornali e televisioni, tanto che fu Berlusconi a contattare Marrazzo per informarlo di quanto stava accadendo.
Il processo d’appello si è chiuso nel 2020 con la condanna di tre dei quattro carabinieri. I reati contestati andavano, tra gli altri, dalla concussione alla rapina, alla ricettazione. Le pene andarono dai 3 anni e 10 mesi ai 6 anni e 9 mesi.
Oggi l’ex politico e conduttore ripercorre il tutto nel libro Storia senza eroi, pubblicato con Marsilio.
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L’autocritica di Marrazzo
Intervistato da Corrado Formigli a Piazzapulita su La7, Piero Marrazzo ha fatto mea culpa per quanto riguarda la gestione della vicenda. Il primo errore ammesso è quello di non essere andato immediatamente a denunciare il ricatto che stava subendo.
Il secondo errore: “Ho lasciato mia moglie da sola. Non solo l’ho tradita, ma l’ho lasciata da sola di fronte a quello tsunami mediatico che stava arrivando”.
Cambiamento dei tempi
“Ma il tema vero, Corrado, era la sessualità”, ha commentato Marrazzo dialogando con Formigli. “Se io ho scritto questo libro è anche perché hanno usato la sessualità per far fuori un politico, perché io da presidente della Regione” Lazio e “Commissario alla sanità e ai rifiuti, in 5 anni non ero stato raggiunto mai da un avviso di garanzia per corruzione o concussione”.
Il caso Marrazzo accese i riflettori sui gusti sessuali di un personaggio noto, con un’opinione pubblica meno abituata di oggi a vicende inerenti la fluidità.
“Oggi saresti stato giudicato in modo diverso”, ha commentato Formigli. “In modo diverso sicuramente”, ha concordato Marrazzo.