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Napoli, trans 18enne suicida in casa dopo aver lasciato la scuola: “ormai sono in un labirinto senza uscita”

Una giovane trans napoletana si è tolta la vita, incapace di tollerare ancora bullismo e violenze. Aveva lasciato la scuola ed era rimasta da sola

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Non ne poteva più degli insulti, delle offese e dei continui atti di bullismo di cui era vittima.

Aveva lasciato la scuola, ma anche uscire in strada pesava ormai troppo. Così una ragazza trans di 18 anni ha deciso di togliersi la vita.

Le violenze quotidiane

Bullizzata in classe dai compagni, non riusciva più a stare tranquilla e ha deciso di lasciare la scuola. Ma in strada la situazione non era migliore, e nei casi più leggeri veniva “semplicemente” appellata con nomignoli offensivi e degradanti.

Napoli, trans 18enne suicida in casa dopo aver lasciato la scuola: “ormai sono in un labirinto senza uscita”Fonte foto: ANSA
Ambulanza

Inizialmente neanche la famiglia aveva accettato l’abbigliamento femminile, il make-up, il conseguente coming out, così la ragazza aveva trovato accoglienza in una comunità per minori a rischio.

Decidendo comunque di tornare, una volta compiuti 18 anni, sua casa di Piscinola, in provincia di Napoli. Dove ha aspettato che la madre uscisse di casa per mettersi un cappio intorno al collo e uscire da quella che sentiva come una condizione insostenibile.

Le denunce e la ricerca di aiuto

In uno dei suoi ultimi messaggi, come riportato da VanityFair, la ragazza aveva scritto “Perché devo soffrire se voglio mettere un rossetto e truccarmi? A volte mi chiedo cosa ci sia di sbagliato in me. In fondo sono sempre un essere umano”.

Aveva provato anche a rivolgersi agli operatori del Gay Center di Roma, in cerca di aiuto e di conforto. E proprio grazie alla responsabile della Gay Help Line era riuscita a presentare una denuncia attraverso l’Osservatorio interforze del ministero degli Interni contro gli atti discriminatori.

Tutto inutile, anche a causa dell’assenza di supporto statale, che con i suoi tempi biblici ha tolto alla ragazza la possibilità di un sostegno concreto.

La richiesta di supporto psicologico all’Asl

Già un mese fa la 18enne aveva fatto domanda per ricevere un supporto psicologico dall’Asl, ma la prima seduta era stata programmata per il prossimo 21 dicembre.

Un’attesa inaccettabile per chi avrebbe bisogno di un supporto costante per trovare la forza di resistere a tutte le violenze subite e sentite come assolutamente ingiuste e immotivate.

Proprio sull’argomento è intervenuta Daniela Falanga, dell’Arcigay di Napoli: “Al consultorio le era stata fornita una relazione psicodiagnostica con la richiesta di uno psicologo di base. Ma non tutto funziona come dovrebbe. La legge 35 del 2020 è attuata con lentezza dal sistema sanitario. I tempi dell’Asl sono purtroppo ancora lunghi. Un’attesa insostenibile, la figura dello psicologo di base in casi di estrema fragilità è fondamentale”.

Una vita difficile causate dalle cattiverie gratuite e resa intollerabile dalla sensazione di essere abbandonati a sé stessi. Una morte ingiusta che, si spera, possa almeno servire ad accendere una luce su chi non riesce ad andare avanti da solo.

 

polizia-1-1 Fonte foto: ANSA
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