Morto Pierluigi Sangalli disegnatore di Braccio di Ferro in Italia, suoi pure Geppo e Provolino: aveva 86 anni
L'illustratore Pierluigi Sangalli è stato uno dei maestri del fumetto e disegnatore di personaggi amatissimi come Braccio di Ferro e Provolino
Il mondo del fumetto è in lutto per la morte di Pierluigi Sangalli, il “papà italiano” di Braccio di Ferro e di tantissimi altri personaggi amatissimi come Geppo il Diavolo e Provolino. L’illustratore aveva 86 anni e a darne la notizia è stata una delle quattro figlie, Elisabetta.
- Chi era Pierluigi Sangalli
- Il Braccio di Ferro di Pierluigi Sangalli
- Come voleva essere ricordato
- I funerali e il ricordo dei colleghi
Chi era Pierluigi Sangalli
Pierluigi Sangalli era considerato uno dei maestri del fumetto italiano. Per tanti anni la figlia Elisabetta lo aveva aiutato preparandogli i fondali per facilitargli il lavoro che lo aveva portato a sfornare ogni giorno tavole a ritmo industriale: fino a 270 al mese, 5mila copertine. In totale la sua produzione in carriera conta sessantamila disegni.
L’illustratore aveva imparato il mestiere in bottega, con Alberico Motta, amico d’infanzia, iniziando a collaborare con Renato Bianconi come inchiostratore nel 1958. Proprio grazie all’editore, Sangalli ha legato il suo nome soprattutto al marinaio guercio di Elzie Crisler Segar, protagonista in Italia di una seconda vita, in formato libretto come Topolino per un pubblico infantile.

L’illustratore Pierluigi Sangalli mentre disegna (Foto dal profilo Facebook di Sbam! Comics)
Nel 1963 Sangalli fu artefice del restyling di Braccio di Ferro che uscì fino al 1994 con storie inedite e nuovi personaggi. Nel corso della carriera si era cimentato, fra gli altri, con Felix il Gatto, Topo Gigio, Provolino e una serie di personaggi western, genere che amava molto, sempre in declinazione buffa e scanzonata: Devy Crock, il caporale Pignatta, Dormy West, Giannina Calamity.
Il Braccio di Ferro di Pierluigi Sangalli
Il Braccio di Ferro di Pierluigi Sangalli aveva tratti che ricordavano il volto del suo stesso disegnatore italiano e il suo occhio uno po’ sghembo per via di una vecchia maculopatia. La sua versione è stata amatissima, tanto che anche il suo illustratore ufficiale americano Hy Eisman aveva confessato di ispirarsi a un certo punto un po’ ai disegni di Sangalli quando aveva avuto modo di vederli.
L’illustratore monzese di Villasanta era molto apprezzato anche dalle star dell’epoca, come avevano più volte ricordato alla radio personaggi come Monica Vitti o Mina.
Come voleva essere ricordato
In una vecchia intervista a Il Giorno, Sangalli aveva risposto alla domanda: “Come vuole essere ricordato?”.
“Come uno che faceva ridere… il nostro lavoro, in fondo, era proprio quello… un lavoro molto divertente in cui non mi limitavo a disegnare, facevo anche le sceneggiature: forse ero ‘scemo’, ma quando trovavo una gag secondo me particolarmente divertente mi mettevo a ridere da solo”.
I funerali e il ricordo dei colleghi
Con un post con i suoi disegni, la figlia Paola Sangalli ha ricordato il fumettista scrivendo: “Resterà per sempre nei cuori di tutti coloro che anche senza averlo conosciuto direttamente, hanno potuto rallegrarsi grazie ai suoi fumetti”. Nel post si annuncia che i funerali si terranno sabato 15 marzo alle 15.30 presso la parrocchia Santa Anastasia di Villasanta.
Antonio Marangi sulla pagina Facebook di Sbam! Comics ha sottolineato come Pierluigi Sangalli faccia parte “senza il minimo dubbio, della Grande Storia del Fumetto italiano. Con le sue storie, le sue decine di migliaia di tavole, le centinaia di copertine per altrettanti albi a fumetti che invasero per decenni le edicole italiane, ha colorato l’infanzia di intere generazioni, tra Geppo, Braccio di Ferro e tantissimi altri personaggi. Fin qui l’artista”.
Il post prosegue con un racconto della versione privata dell’illustratore: “vogliamo ripensare a lui, a Pier Luigi, una persona gentile e disponibile, una miniera di aneddoti e racconti, un uomo con negli occhi un perenne entusiasmo nel parlare dei suoi personaggi, nello scambiarsi battute con i colleghi di una vita, il compianto Alberico Motta e il nostro carissimo Sandro Dossi. Io personalmente ricordo poi la sua gioia nel mostrarmi il suo piccolo museo casalingo, l’emozione nel tenere in mano le sue tavole, le stesse che leggevo sui giornaletti che bramavo ogni giorno da bambino, il suo disegno che fa bella mostra di sé alla parete della nostra redazione”.
A La Repubblica Sandro Dossi ha detto che “più che un collega è stato il mio mentore. Ero giovanissimo e avevo voglia di fare fumetti ma a Monza l’unico professionista di cui avevo sentito parlare era Sangalli, un ragazzo poco più grande di me. Suonai a casa sua e uscì il padre: lei chi è? Mi spiegai e lui chiamò Pierluigi. Da lì è nato un sodalizio lungo quasi quarant’anni”.
“Era un grande amico – ha aggiunto Sandro Dossi – sempre disponibile a dare una mano ed estraneo a ogni invidia professionale”.
