Morte Diana Pifferi, nessuna traccia di tranquillanti nel biberon: il risultato dell'incidente probatorio
Il gip ha accolto la richiesta dell'incidente probatorio sul biberon avanzato dai legali di Alessia Pifferi: il risultato cambia le carte in tavola
Emergono nuovi e importanti dettagli sulla morte di Diana Pifferi, la bimba di 16 mesi morta a Milano dopo essere stata abbandonata per sei giorni in casa da sola dalla mamma Alessia Pifferi. Sul corpo della piccola, morta di stenti, sono state rinvenute tracce di benzodiazepine, un tranquillante, ma nel biberon trovato accanto a lei non ci sarebbe traccia della sostanza.
- Biberon Diana, nessuna traccia di tranquillanti
- I tranquillanti sui capelli della piccola
- Le parole dei legali di Alessia Pifferi
Biberon Diana, nessuna traccia di tranquillanti
A far emergere questo quadro è l’incidente probatorio che i difensori Solange Marchignoli e Luca D’Auria, legali di Alessia Pifferi, hanno richiesto e ottenuto dal gip di Milano Fabrizio Felice. Dall’esame, disposto negli scorsi mesi, è emerso che da nessuna parte è stata rilevata traccia di benzodiazepine.
Sulla “tettarella del biberon” e sul “beccuccio della bottiglietta” d’acqua, si legge nella perizia (sarà discussa in un’udienza il 30 gennaio), “hanno permesso di individuare” solo “tracce di saliva riferibili” alla piccola. Mentre nel contenuto di entrambi non si è rilevata “la presenza di composti di interesse tossicologico“.
La piccola Diana Pifferi
I tranquillanti sui capelli della piccola
I tranquillanti, viene spiegato grazie all’incidente probatorio, non sono stati trovati nemmeno sulla bottiglietta d’acqua, sul pannolino e sul letto dove la piccola ha perso la vita. Quel che emerge però dall’autopsia è che sul corpo di Diana siano state trovate delle tracce di benzodiazepine.
Contaminazione involontaria? È questa l’ipotesi verso cui vogliono andare i difensori di Alessia Pifferi che intanto, dal 21 luglio scorso, resta in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato.
Le parole dei legali di Alessia Pifferi
“L’assenza di benzodiazepine nel biberon e nella bottiglietta di acqua dimostra che Alessia è sempre stata genuina nel suo racconto e, sul piano giuridico, che la premeditazione manca di elementi concreti, posto che sarebbe stato l’avvelenamento della piccola Diana“, è il commento dei legali.
Intanto però i pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro nelle prossime settimane, al massimo entro la fine di febbraio, chiederanno il processo con rito immediato per la 37enne. Si andrà davanti alla Corte d’Assise, perché la donna rischia la condanna all’ergastolo.
La 37enne resta dunque rinchiusa a San Vittore, dove la vita per lei non è stata fin qui delle migliori. Rinchiusa in cella, la Alessia Pifferi ha raccontato di essere stata aggredita e picchiata da altre detenute, denuncia avanzata dalla legale Solange Marchignoli che nell’ottobre 2022 ha svelato la violenza dopo aver visto “Alessia assente e terrorizzata”.
Gli avvocati della 37enne hanno più volte cercato di chiedere una perizia psichiatrica o una consulenza sullo stato mentale della donna, ma la procura l’ha sempre negata perché per il giudice Pifferi si è sempre dimostrata consapevole di quello che stava succedendo alla figlia.