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Alessia Pifferi

Tutto su Alessia Pifferi, la mamma della piccola Diana abbandonata per sei giorni in casa a Milano e morta di stenti

di Luca Bucceri

La notizia della morte di una bambina di 16 mesi è sempre difficile da digerire, ma quanto successo nel luglio 2022 alla piccola Diana Pifferi ha sconvolto tutta l’Italia. In una giornata di caldo afoso, di ritorno dal mare, gli italiani sono stati raggiunti dalla notizia del ritrovamento di una bimba nella propria abitazione, morta di stenti o addirittura forse avvelenata da una mamma che l’aveva lasciata lì da sola per ore, forse giorni. Le indagini sul caso, nel giro di pochissimo, hanno fatto emergere un quadro tragico, con la piccola abbandonata in casa per quasi una settimana mentre la madre era in giro col compagno.

L’episodio, avvenuto a Milano, ha fatto balzare agli onori della cronaca nera la piccola vittima, Diana, e la mamma, Alessia Pifferi, che ancor oggi si trova rinchiusa in carcere con l’accusa di omicidio. Ma chi è Alessia Pifferi e cosa sappiamo su di lei e sul caso che ha sconvolto Milano e l’Italia intera?

Chi è Alessia Pifferi
Di origini calabresi, 37enne separata e disoccupata, Alessia Pifferi sembrava essere una mamma come tutte le altre, ma non si è rivelata essere così. Dal marzo 2021, mese in cui la piccola Diana è nata prematura, la vita di Alessia è cambiata radicalmente, anche se le responsabilità di essere diventata mamma forse non erano state prese col giusto peso.

Dopo il divorzio col papà della bimba, forse avuta con una gravidanza inattesa, Alessia aveva infatti cambiato vita curando molto l’aspetto fisico e risultando non poco appariscente alla vista. Quanto successo a luglio non è stato altro che il risvolto tragico di una consuetudine che la donna aveva preso da mesi, ovvero lasciare la figlia sola in casa, incustodita e artefice del proprio destino.

Ma a luglio, in una settimana calda e quasi senza pensarci, la decisione di partire alla volta di Leffe, nella Bergamasca, per raggiungere il compagno ignaro di quanto stava succedendo a Milano.

La morte di Diana, dall’abbandono al ritrovamento
Il teatro del macabro caso è nel sud est di Milano, in via Parea dove Alessia e Diana vivevano da sole da tempo. La piccola, 16 mesi, sembrava più piccola dell’età che aveva e i vicini la sentivano di rado. Ecco perché, probabilmente, tutto si sarebbero aspettati tranne quello che poi è successo.

Partita per Leffe per andare a trovare il compagno, Alessia ha deciso di lasciare da sola in casa la figlia, lasciandole però vicino un biberon. Dopo sei giorni da sola, abbandonata al proprio destino, la piccola è morta di stenti e al ritorno a casa della mamma non c’era più nulla da fare. Nella settimana, nonostante il ritorno a Milano per alcune commissioni col compagno, mai Alessia era tornata a casa a controllare la piccola, ignara del fatto di quelle che potevano essere le conseguenze.

Un gesto folle, forse premeditato, con la donna che solo dopo vari interrogatori davanti al pm ha ammesso: “Sapevo che poteva andare così”. A trovare il corpo della piccola è stata la stessa mamma che, rientrata in casa, ha provato a rianimarla e solo successivamente ha chiesto l’aiuto di una vicina che ha avvertito soccorsi e forze dell’ordine.

All’arrivo della polizia, con la piccola Diana morta, il quadro che si è presentato davanti gli occhi delle forze dell’ordine era chiaro: una casa piena di oggetti, pannolini sporchi e il frigo vuoto. Dall’altro lato la piccola stesa in un lettino da campeggio e a fianco un biberon, ma anche una boccetta di benzodiazepine piena a metà che ha fatto subito sospettare l’Arma. La piccola è stata avvelenata o sedata per non destare sospetti?

L’autopsia sul corpo della piccola: com’è morta
Una delle prime certezze del caso è che la piccola Diana Pifferi sia morta di stenti dopo essere stata abbandonata per sei giorni a casa. Ma è stato l’esame autoptico a dare un quadro un po’ più chiaro, anche se non certo, di quanto accaduto.

Sul corpo della piccola, infatti, sono stati effettuati diversi esami per capire se gli stenti siano stati l’unica causa o se, come ipotizzato, le benzodiazepine abbiano giocato un ruolo nel decesso. I risultati hanno fatto emergere che la piccola, forse affamata e disperata nelle ore successive all’abbandono, ha provato a nutrirsi con ogni oggetto di fortuna capitatole a tiro: dal cuscino al pannolino, infatti, nel corpo della piccola sono state trovate diverse sostanze.

Morta per malnutrizione e disidratazione appena un giorno prima del ritorno della mamma a casa, nel corpo della piccola sono state riscontrate anche tracce di tranquillanti, proprio quelle benzodiazepine trovate a pochi passi dal lettino dove è morta.

L’autopsia, dunque, non ha fatto altro che confermare il quadro investigativo, con Alessia Pifferi arrestata per omicidio volontario aggravato.

Dalle bugie al pentimento
Il 21 luglio 2022 Alessia Pifferi è stata condotta a San Vittore, carcere milanese, in attesa del processo. L’accusa di omicidio è pesante, tanto quanto le bugie che negli anni la 37enne ha archiTettato creando una figura falsa di sé.

A conoscerla poco e niente sembra anche il compagno, che sentito dagli inquirenti ha svelato che la donna gli aveva mentito anche in gravidanza, giurando di non essere incinta nonostante la pancia le crescesse a dismisura mese dopo mese. Nel marzo 2021, a Leffe, la nascita “inaspettata” di Diana, poi una serie di altre bugie alle quali lì per lì, fino al luglio 2022, il compagno aveva creduto.

Alessia, per chi la conosceva da poco, era “una psicologa infantile che sapeva farci con i bambini”. Ad alcuni aveva anche raccontato che la madre era morta di Covid, ad altri ancora che spesso lasciava la piccola in compagnia della madre proprio per andare a trovare il compagno nella Bergamasca. L’ultima delle bugie è proprio quella raccontata all’uomo, che sapeva Diana a casa della sorella di Alessia in quei giorni in cui, purtroppo, la piccola ha cercato di lottare per sopravvivere all’abbandono.

Ma nel corso dei mesi in carcere, dopo aver anche svelato che voleva riprendersi “la libertà” perché “Diana era un peso”, Alessia si è resa conto di quanto accaduto. “Da che mia figlia non c’è più, mi sento vuota e spenta sia psicologicamente che nel cuore- ha raccontato in una lettera scritta da San Vittore-. A Diana facevo cucù e ridevamo come due matte e poi dopo un po’ si addormentava, penso di sapere solo io il dolore, la sofferenza che ho nel cuore per questa situazione, e il trauma che sto vivendo. Vorrei tanto tornare indietro se si potesse, soltanto per riavere con me mia figlia”.

L’aggressione in carcere e le richieste al gip
Proprio a San Vittore la vita per Alessia Pifferi non è stata delle migliori. Rinchiusa in cella con l’accusa di omicidio, la 37enne è stata aggredita e picchiata da altre detenute. A denunciare gli episodi è stata la legale della donna, Solange Marchignoli, che nell’ottobre 2022 ha svelato la violenza dopo aver visto “Alessia assente e terrorizzata”.

Gli avvocati della 37enne hanno più volte cercato di chiedere una perizia psichiatrica o una consulenza sullo stato mentale della donna, ma la procura l’ha sempre negata perché per il giudice Pifferi si è sempre dimostrata consapevole di quello che stava succedendo alla figlia.

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