Alex Pompa e la morte del padre violento ucciso, colpo di scena nel processo con le accuse al fratello Loris
Svolta nel processo ad Alex Pompa: il fratello Loris accusato di complicità nell'assassinio del padre violento. I nuovi sospetti
Svolta nel processo ad Alex Pompa. Secondo Giancarlo Avenati Bassi, avvocato che sostiene l’accusa insieme al pubblico ministero Alessandro Aghemo, il fratello è complice. A quattro anni dall’omicidio, il processo che ha attirato l’attenzione a livello nazionale sembra pronto all’ennesima svolta. Dopo un’assoluzione e una condanna, ora il dito viene puntato anche su Loris e sua madre, complici dell’omicidio di Giuseppe Pompa, rispettivamente padre e marito. Quali sono le prove contro suo fratello?
Loris Pompa è complice
Il processo contro Alex Pompa si complica ancora una volta. Secondo il procuratore generale, mentre Alex ha colpito a morte il padre Giuseppe Pompa, suo fratello Loris lo stava tenendo fermo. Questo lo renderebbe complice di Alex nell’omicidio.
Giancarlo Avenati Bassi ha quindi puntato il dito contro Loris Pompa e chiede di procedere contro di lui: “Deve rispondere anche lui di concorso in omicidio volontario. Non può dire che passava di lì per caso.”
Processo ad Alex Pompa
Il colpo di scena è servito, soprattutto per via dell’intricata vicenda processuale: assoluzione in primo grado, condanna a 6 anni e 2 mesi, annullamento della sentenza e un nuovo giudizio per stabilire motivazione e profilo della legittima difesa.
I sospetti su Alex e Loris
La Cassazione aveva annullato la sentenza di condanna a 6 anni e aveva disposto un nuovo giudizio per motivare meglio il profilo della legittima difesa e quindi l’eventuale condanna. Il pubblico ministero Aghemo ha quindi commentato che la strada era molto stretta, e per questo sarebbe stato meglio ripartire da zero.
“Servono nuovi elementi per arrivare a una nuova condanna”, dice. Il primo dubbio su cui si vuole tornare a puntare è quello della “colluttazione”. Sembra infatti che ogni soprammobile sia rimasto al suo posto e intatto, dalla frutta sul tavolo fino al cuscino appoggiato dritto.
Il pubblico ministero sfida la giuria popolare, mentre mostra il corpo di Giuseppe Pompa nel soggiorno, a immaginare di lottare senza rovesciare nulla.
Ucciso perché violento
L’altra accusa è quella di inquinamento probatorio. In riferimento al messaggio partito da Loris allo zio, fratello del padre, si ipotizza che sia stato inviato a omicidio già commesso.
Secondo l’accusa, il messaggio sarebbe fasullo e mirato a confermare la legittima difesa. Qualcosa di simile, dice l’avvocato, si percepisce dalla chiamata di Alex Pompa ai carabinieri. Secondo il magistrato, infatti, sembra che stia leggendo.
Da qui la richiesta di condannare l’imputato, Alex Pompa, a 6 anni e 2 mesi, ma anche di indagare per “omicidio volontario” Loris Pompa. Spiega: “I due fratelli hanno agito per odio e per rabbia dopo anni di maltrattamenti psicologici da parte del padre, un pazzo squilibrato”, di fatto riconoscendo la violenza di Giuseppe Pompa.