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Marco Cappato candidato a Monza per ex seggio al Senato di Berlusconi, ma non col centrosinistra: l'intervista

L'intervista all'ex deputato Marco Cappato, candidato a Monza alle elezioni suppletive per prendere il seggio lasciato vacante da Berlusconi al Senato

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A Monza per i diritti. Marco Cappato si candida alle elezioni suppletive, da indipendente, per prendere il seggio al Senato lasciato vacante da Silvio Berlusconi. Cresciuto in Brianza, l’attivista torna a casa per riuscire dove le opposizioni hanno fallito un anno fa. Sfiderà Adriano Galliani, storica spalla del Cavaliere al Milan e poi in Forza Italia.

Le elezioni suppletive del collegio di Monza

Dopo la morte di Silvio Berlusconi, il suo seggio al Senato è diventato vacante. Per sostituirlo si terranno, nel solo collegio di Monza e Brianza, delle elezioni suppletive.

A differenza di quanto accade durante le elezioni politiche, in questa tornata si voterà per un singolo candidato, senza nessuna parte proporzionale assegnata ai partiti.

galliani monzaFonte foto: ANSA
Silvio Berlusconi e Adriano Galliani

A sorpresa, il 31 luglio Marco Cappato si è candidato al seggio, senza il supporto di nessun grande partito.

La coalizione di centrodestra, invece, vorrebbe sostenere alle elezioni suppletive Adriano Galliani, l’amministratore delegato della squadra di calcio del Monza.

Chi è Marco Cappato

Nato nel 1971, Marco Cappato è da anni attivista per i diritti della persona e per la democrazia. È stato, per un brevissimo periodo, deputato e poi europarlamentare.

Da 14 anni ha spostato le sue battaglie fuori dal Parlamento, ottenendo insieme all’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica successi importanti.

Il più recente è la sentenza della Corte di Cassazione che ha sancito la possibilità di ottenere il suicidio assistito in Italia senza rischiare di attivare un procedimento per il reato di aiuto al suicidio.

Una decisione che, pur in assenza di una legge, ha permesso già a due persone di ottenere la procedura nel nostro Paese.

L’intervista a Marco Cappato, candidato a Monza

Ha detto già più volte che questa candidatura non è “contro” ma “per”. Per cosa è? Qual è la proposta politica che offre agli elettori?

“La mia proposta è la mia storia, le battaglie che porto avanti. Non ho da promettere di fare o che farò. Io ho fatto e sto facendo molte battaglie, alcune più conosciute altre meno. Riguardano la libertà delle persone e l’autodeterminazione per la vita, ma anche contro le discriminazioni nei confronti delle donne e delle minoranze e per i diritti dei più deboli ad esempio dei detenuti. Queste sono le mie lotte per le persone, ma poi c’è anche il pianeta. In Europa da anni mi batto per una conversione ecologica del fisco, cioè spostare le tasse dal lavoro all’inquinamento e alle emissioni. Infine la vita della democrazia. Queste sono elezioni che essendo suppletive, senza la parte proporzionale, permettono di votare la persona e non il partito. È un modo di rivitalizzare la democrazia, come ho provato a fare in questi anni con i referendum e con le leggi di iniziativa popolare fuori dal palazzo, partendo dalla partecipazione democratica come elemento fondamentale della vita del Paese. Penso che ciascun elettore possa stabilire se permettermi di portarle anche dentro il Parlamento”.

Perché portare ora i temi a lei cari in Parlamento, dopo anni di battaglie fuori dall’aula?

“Sono tempi difficili, dove alcuni dei temi di cui mi occupo sono ancora più a rischio, per una certa impostazione ideologica da società chiusa e di divisioni che questo Governo sta portando. Penso ai temi della vita e della libertà individuale. In altri casi sono spinto da vere e proprie emergenze: sui cambiamenti climatici gli scienziati dicono che è in un fazzoletto di anni che ci giochiamo la possibilità di evitare un aumento delle temperature che non ci potremmo permettere. Quindi c’è una vera e propria urgenza, come c’è un’urgenza sul piano della partecipazione. I livelli di astensione delle ultime elezioni non sono mai stati sperimentati prima. Dal mio punto di vista poi queste sono elezioni dove posso mettere la mia candidatura come persone e chiedere anche il sostegno dei partiti invece di essere costretto al fare il contrario, cioè dovere essere inserito e candidato da un partito per poi andare a chiedere il consenso alle persone tramite il voto. Questo per me è una grande occasione di libertà nella campagna elettorale e l’unica possibilità di competere con quella che altrimenti sarebbe stata un’elezione scontata quasi per via ereditaria”.

È per questo motivo che ha preferito una candidatura indipendente?

Le opposizioni al momento sono divise, fuori e dentro il Parlamento. Unite non hanno nessuna possibilità di competere. La distanza tra la coalizione di destra e quella guidata dal PD alle ultime elezioni era di 25 punti in questo collegio. In questa condizione l’unica opzione è andare oltre i recinti delle attuali coalizioni e degli attuali partiti. Lo si può fare avanzando come proposta civica e poi richiedendo il sostegno. Se avessi preteso un accordo preventivo di tutti non sarebbe mai stato possibile”.

Di recente lei ha raggiunto risultati importantissimi con la disobbedienza civile sull’eutanasia. C’è qualcosa di questa esperienza che potrebbe portare in Parlamento?

Tutto. Sul tema del fine vita siamo stati fermati dall’impossibilità di far votare gli italiani al referendum, stessa cosa sulla cannabis. Il Parlamento è l’altro luogo dove il dibattito può essere portato”.

Nessun grande partito si è fatto portatore della tua istanza sull’eutanasia, nonostante il successo popolare del referendum da te promosso. Una vittoria a Monza potrebbe far cambiare idea a qualcuno?

“L’eutanasia non è l’unico tema dove si sta allargando tra la società e la politica. È il sintomo di partiti che hanno perso molto peso all’interno della società. Dall’altra parte è chiaro che riuscire a vincere in questo collegio sarebbe un segnale che queste battaglie non valgono solo nella mobilitazione su singole battaglie tematiche, ma che riguardano la politica in modo più ampio. Sarebbe un segnale molto significativo per tutti”.

Sul cambiamento climatico, spesso c’è difficoltà a conciliarlo con le necessità delle classi più povere. Si può conciliare l’ecologismo con l’attenzione sociale?

“Se si realizza la transizione ecologica senza compensazione speciale a favore dei ceti più svantaggiati si produce un disastro. Rischiando di far diventare i poveri quelli che subiscono il peso del cambiamento. Però questo non può essere usato come motivo per non fare niente, e quindi distruggere l’ambiente e quindi il benessere economico di tutti. Al contrario deve essere usato come una ragione per realizzare obbligatoriamente la compensazione sociale insieme alla transizione economica. L’unico modo per farlo efficacemente è il fisco. In paesi con una pressione fiscale già altissima bisogna restituire ai ceti meno abbienti le risorse che si creano con un valore aggiunto all’ambiente. In parole povere meno tasse sul lavoro di chi ha redditi bassi, più tasse sulle emissioni e l’utilizzo delle risorse ambientali scarse. In questo modo si risarciscono i ceti meno abbienti ma al tempo stesso si rendono più competitive le aziende che hanno fatto scelte innovative sul piano del risparmio energetico e delle rinnovabili. Una zona come la Brianza, dove sono cresciuto, che è piena di aziende anche piccole, questo elemento è molto importante. Premiare quegli imprenditori che non si limitano a non fare niente ma che hanno investito per tempo sulla transizione ecologica, facendoli diventare più competitivi”.

marco-cappato-elezioni-suppletive-monza Fonte foto: ANSA
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