Referendum cannabis, Cappato contro Amato sulla bocciatura del quesito: "Nessun errore, ha affermato il falso"
Il tesoriere dell'associazione "Luca Coscioni" ha accusato il presidente della Corte costituzionale
È scontro tra i comitati promotori dei referendum popolari e il presidente della Corte costituzionale, Giuliano Amato. Dopo la bocciatura del quesito sulla cannabis, Marco Cappato, tesoriere dell’associazione ‘Luca Coscioni’, ha replicato al giudice a capo della Consulta che ha respinto il referendum a causa di un errore sulle tabelle: “Ha affermato il falso” ha scritto Cappato su Twitter.
Referendum cannabis, Cappato contro Amato sulla bocciatura del quesito: l’errore sulle tabelle
Giuliano Amato ha spiegato in conferenza stampa l’inammissibilità decisa dalla Corte Costituzionale sul quesito referendario riguardante la cannabis: “Il referendum non era sulla cannabis, ma sulle sostanze stupefacenti. Si faceva riferimento a sostanze che includono papavero, coca, le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali”.
Quello che nelle conferenza stampa del presidente della Consulta è stato definito come un “clamoroso errore“: “Il quesito era articolato in 3 sotto quesiti. Il primo relativo all’articolo 73 comma 1 della legge sulla droga prevede che scompare tra le attività penalmente punite la coltivazione delle sostanze stupefacenti di cui alle tabelle 1 e 3, ma la cannabis è alla tabella 2, quelle includono il papavero, la coca, le cosiddette droghe pesanti. Già questo è sufficiente per farci violare obblighi internazionali plurimi che abbiamo e che sono un limite indiscutibile dei referendum. E ci portano a constatare l’inidoneità dello scopo perseguito”.
Il presidente della Consulta, Giuliano Amato
Referendum cannabis, l’attacco di Cappato
Non si è fatta attendere la risposta dei promotori: “Il clamoroso errore è di Giuliano Amato. Non ha letto correttamente il combinato disposto dei commi della legge. Quella che ha dato è una notizia falsa” ha dichiarato a caldo Marco Cappato.
“La Corte costituzionale formula giudizi non appellabili. Anche per questo sarebbe stato più saggio e prudente, far sì che l’ammissibilità fosse la regola e non seguire un metodo che ha tolto di mezzo referendum sui quali si sarebbe poi potuto dibattere in campagna elettorale. Noi andremo avanti con la disobbedienza civile”, ha aggiunto il tesoriere dell’associazione ‘Luca Coscioni’.
“Il danno vero è inferto alla credibilità delle istituzioni democratiche” ha concluso Cappato, come riportato da ‘il Fatto Quotidiano
Referendum cannabis, Cappato contro Amato sulla bocciatura del quesito: la risposta dei promotoi
A ruota sono poi arrivate le reazione dei membri del comitato referendario sulla depenalizzazione della cannabis, a partire dal presidente Marco Perduca: “Non c’è stato alcun errore nella formulazione del quesito“, si legge in una nota.
“Le motivazioni addotte dal presidente Amato e le modalità scelte per la comunicazione, sono intollerabili. Il quesito non viola nessuna convenzione internazionale, tanto è vero che la coltivazione è stata decriminalizzata da molti Paesi, ultimo tra questi Malta” ha aggiunto.
Sulla stessa linea Antonella Soldo di Meglio Legale: “Noi rivendichiamo il percorso fatto, non potevamo fare altro che così. Le modalità scelte da Amato ci hanno sorpresi e feriti. Ha usato parole dure e fuorvianti. Non è vero quello che ha affermato” ha dichiarato
“Nessun errore, il quesito era corretto e non lasciava spazio alla coltivazione a fini di spaccio di droghe pesanti” ha rivendicato Leonardo Fiorentini, segretario del Forum Droghe e autore del quesito dichiarato inammissibile insieme a un pool di attivisti e avvocati.