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Elena Del Pozzo, cosa scatta nella mente di una mamma che uccide la figlia: dai deliri alle voci demoniache

Elena Del Pozzo, una bambina di 5 anni, è stata uccisa dalla mamma: cosa può essere scattato nella mente della donna secondo il criminologo

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In un comune siciliano, Mascalucia (provincia di Catania), pochi giorni fa è stata uccisa una bambina di soli 5 anni. Uno dei peggiori crimini in natura. A renderlo ancora più turpe e truce, è il fatto che di questo atroce crimine è indiziata la madre.

L’uomo comune non riesce a capacitarsi: è angosciato e sconvolto. Atterrito. Di fronte a tali notizie, giustamente, si rimane scioccati. La domanda che tutti si pongono è una sola: come è possibile una tale mostruosità?

In natura esistono delle leggi ben precise: rigide ed universali. Una di queste, fondamentale a livello biologico, è quella per la quale le madri danno la vita. Crescono, allevano la prole, la proteggono. Ciò avviene sia fra gli animali che fra gli esseri umani. Ecco perché, di fronte ad un omicidio di un bambino commesso dalla propria madre, si rimane allibiti, sconvolti, esterrefatti. È qualcosa di inaudito, sconvolgente, che ripugna alla nostra coscienza in modo estremo.

Il figlicidio

Prima di addentrarci nella disamina criminologica di tale tipologia di crimine, particolarmente abietta, è opportuno procedere con delle preliminari precisazioni semantico-lessicali. Che cosa si intende per figlicidio? È il termine tecnico che si usa, in criminologia, per indicare l’omicidio del proprio figlio da parte di uno dei genitori.

Quindi vi può essere sia il padre figlicida che la madre. Nel caso di Mascalucia, a essere indiziata è quest’ultima. Naturalmente saranno gli organi inquirenti a far luce sulla vicenda nelle sedi istituzionali a ciò preposte. Ciò che è rilevante è una disamina criminologica di tale particolare tipologia di delitto.

Agghiaccianti statistiche

Questa terrificante tipologia di crimine è purtroppo molto più frequente di quello che si è portati a pensare. Ragion per cui, è quanto mai opportuno e doveroso presentare delle statistiche della nostra realtà: quella italiana.

elena del pozzo cataniaFonte foto: ANSA
Un fotogramma dal video dell’ultimo abbraccio tra Martina Patti e la figlia Elena di 5 anni uccisa poi dalla mamma

Ebbene, in circa 20 anni ci sono stati quasi 500 bambini uccisi dai propri genitori. Una vera e propria strage degli innocenti. Una mattanza criminale silente. Un eccidio.

Entrando nei dettagli, i dati sono ancora più sconvolgenti: su 10 bambini uccisi 6 sono stati soppressi dalla madre e 4 dal padre. Un’ulteriore distinzione è data dal fatto che le madri tendono quasi sempre ad uccidere i propri figli con modalità individuali; i padri in un contesto omicidiario stragista.

Secondo i dati forniti dall’EURES (autorevole società di ricerche) nel periodo che va dal 2002 al 2019  ci sono stati 473 figlicidi. È allucinante.

Perché una madre uccide il proprio figlio?

Naturalmente, viene spontaneo chiedersi il perché di un obbrobrio simile contro natura, di un delitto così orrendo, di un atto così abietto.

Da un punto di vista criminologico, l’eziologia in termini di criminogenesi è diversificata, così come lo è la criminodinamica, vale a dire i percorsi mentali alterati di tipo psichico che conducono ad un atto così estremamente innaturale.

Il comune denominatore di base è comunque una condizione di patologia psichiatrica, spesso larvata e latente, che viene, per così dire, scatenata da ciò che si definisce tecnicamente “un fattore di stress”.

Le ipotesi sono diversificate, così come lo sono le singole motivazioni concrete afferenti a varie cause singole che fungono da scaturigine. È opportuno quindi distinguerle per categorie criminologiche.

Madri sadiche

A volte questo orripilante delitto è il momento conclusivo, finale, esiziale, di un lungo excursus di violenze che la madre sadica pone in essere nei confronti del proprio figlio. In tali ipotesi, l’omicidio del bambino non è premeditato. Si tratta di donne affette da disturbi gravi di personalità, inclini ad azioni d’impeto, con temperamento fragile ed irritabile.

elena del pozzoFonte foto: ANSA
Fiori e giocattoli lasciati sul luogo del ritrovamento del corpo di Elena Del Pozzo, la bimba di 5 anni uccisa dalla madre e lasciata in un terreno a poche centinaia di metri dalla sua abitazione a Mascalucia

Molto spesso, nell’infanzia e nell’adolescenza di queste donne, si riscontrano degli abusi psico-fisici con storie di maltrattamenti che hanno prodotto l’orrenda metamorfosi da vittima a carnefice. Infatti, spesso, il soggetto che da bambino è stato vittima di abusi per superare il trauma tende ad identificarsi con il soggetto abusante e/o maltrattante e finisce per sviluppare una personalità marcatamente disturbata, che conduce lo stesso a riprodurre sugli altri le violenze subite. In tal modo lo stesso sviluppa una sorta di assuefazione alla violenza,  che viene  ad un certo punto considerata normale.

Madri dalla personalità profondamente inadeguata

Ulteriore ipotesi di madri figlicide è l’inidoneità profonda e marcata a livello di struttura di personalità, da parte della donna, che non è assolutamente capace di affrontare le problematiche esistenziali, familiari, ma soprattutto di crescita ed accudimento della prole.

Il delicato e fondamentale ruolo genitoriale viene vissuto con angoscia e con una sensazione di eccessivo sacrificio da parte di queste madri, che sono di per sé poco efficienti nella cura dei figli. Problema che si acuisce di fronte a ipotesi in cui esiste un contesto di forte conflittualità genitoriale, famiglie disfunzionali o ipotesi di ragazze madri.

Per questi soggetti, il già delicato ed impegnativo ruolo di genitrice viene vissuto come fonte di stress insopportabile ed intollerabile. Di qui la possibilità di un gesto violento estremo.

Madri che considerano i figli capri espiatori dei loro problemi

In altre ipotesi le madri pongono sull’altare dei sacrifici i loro bambini, considerandoli – per via di pesanti distorsioni cognitive – l’origine e la causa delle loro problematiche e delle loro frustrazioni.

Nello specifico ritengono i propri figli responsabili di tutto ciò che di negativo è capitato nella loro esistenza. Un cambiamento esistenziale brusco, il dover rinunciare ai piaceri e allo svago a cui erano abituate, il non poter avere più molto tempo per sé, il viraggio della propria vita (fattori che naturalmente conseguono alla maternità ed alla genitorialità) vengono vissuti in maniera patologica.

Talvolta, giungono perfino a colpevolizzare i propri figli per il fatto che, a causa della gravidanza e del parto, si sono deformate in maniera irreversibile da un punto di vista estetico. Com’è intuitivo, tali pesanti distorsioni cognitive dono il frutto di gravi disturbi di personalità se non addirittura di franche patologie psichiatriche.                                 

Madri che uccidono per vendetta vicaria

In altre ipotesi alcune donne uccidono le proprie bambine perché ai loro occhi incarnano se stesse (che odiano perché abusate) o perché in loro rivedono la madre quando quest’ultima è stata autrice di maltrattamenti ed abusi nei loro confronti.

In questi casi, per complessi e perversi meccanismi mentali, la donna non riesce ad indirizzare la propria rabbia, introiettata ed accumulata nel corso degli anni, contro il vero bersaglio del suo odio e scarica la propria furia omicidiaria nei confronti di un soggetto vicario che è la propria bambina.

Naturalmente, lo stesso discorso può essere svolto nel caso in cui ci sia un figlio di sesso maschile ed il soggetto abusante del passato sia stato una figura maschile come quella del padre.

Madri che uccidono per “motivi compassionevoli”

Talvolta la madre con un figlio disabile portatore di un grave handicap sviluppa a sua volta dei disturbi (nello specifico di tipo psichiatrico) e non riesce a tollerare la vista del proprio bambino o della propria bambina che soffre ed è ‘diversa‘. Conseguentemente, si può giungere a quelli che vengono definiti ‘omicidi compassionevoli‘.

Naturalmente, questi gesti sono il frutto, come detto, di disturbi mentali. Infatti, a volte, vi può essere un rifiuto sic et simpliciter del figlio disabile, senza che subentri minimamente il fattore della compassione.

Madri che uccidono per depressione 

Ulteriore causa di figlicidio è la depressione materna nelle sue forme estreme. La madre non riesce a tollerare più il grave carico di sofferenza psico-fisica che la patologia comporta e decide di uccidersi.

Nel suicidio coinvolge anche il figlio o la figlia (ipotesi definite di ‘suicidio allargato‘) a causa delle alterazioni nei processi ideativi ed esecutivi, dal momento che, ritenendo la vita esclusivamente fonte di sofferenza, sopprime il piccolo convinta di risparmiargli un destino crudele simile al suo.

Si tratta di un crimine che scaturisce da una visione patologicamente pessimistica dell’esistenza, che viene considerata in modo abnorme e marcatamente distorta.

Madri che uccidono per disturbi deliranti

Vi sono, inoltre delle madri, affette da gravissimi disturbi della sfera psichiatrica, che possono giungere a commettere dei delitti di questo tipo a causa della patologia che le pervade.

Infatti, in alcune ipotesi di quello che in psichiatria viene definito ‘delirio strutturato‘, possono sentire delle voci imperative – le cosiddette ‘allucinazioni di comando‘-  che gli ordinano di uccidere i figli. Le origini di queste voci possono essere le più diverse: una presenza demoniaca, un’entità metafisica ed ultraterrena e finanche quella di Dio. Spesso si tratta di deliri a sfondo mistico e pseudo-religioso.

Madri che uccidono per il “complesso di Medea”

Dalle prime indagini sarebbe questa la causa del figlicidio di Mascalucia. In questi casi la madre compie il terrificante delitto per vendicarsi del tradimento (vero o immaginario) compiuto dal coniuge.

Il nome di questo gravissimo disturbo è mutuato dal personaggio mitologico di Medea, la quale, com’è noto, per vendetta contro il compagno Giasone che l’aveva lasciata, nonché furibonda di ira e di gelosia, uccise i bambini che aveva avuto dall’unione con lui.

In questa ipotesi il figlicidio è una sorta di orrenda vendetta trasversale. I figli diventano delle vittime succedanee e surrogate del padre. Molte volte si uccidono i figli o perché più facili da sopprimere rispetto ad un adulto o perché si ritiene di arrecare maggior dolore al padre.

Si tratta di donne fortemente disturbate che in alcuni casi possono essere affette da psicosi con componenti deliranti, a causa delle quali, in preda ad una sorta di sensazione di onnipotenza, avendo generato i piccoli, si sentono legittimati ad ucciderli.

Addirittura in ipotesi estreme questa tipologia di delitti può avvenire con modalità ripetute e seriali.

Antonio Leggiero
Criminologo e Docente in Criminologia

Martina Patti Fonte foto: ANSA
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