Draghi-sindacati, è scontro duro sulla manovra: i nodi da sciogliere
Draghi e sindacati, scontro sulla manovra. Sale la tensione: pensioni e gli altri nodi da sciogliere
Incontro teso: Mario Draghi, assieme ad alcuni ministri, ha incontrato i vertici dei sindacati per illustrare la manovra economica di cui si attende il via libera in Consiglio dei ministri nelle prossime ore. Il confronto è culminato in una fumata nera, con tanto di botta e risposta piccati. Il punto più discusso riguarda le pensioni, anche se ci sono altri argomenti su cui le parti hanno visioni molto distanti.
I tre leader sindacali Maurizio Landini (Cgil), Luigi Sbarra (Cisl) e Pierpaolo Bombardieri (Uil) hanno criticato l’impianto della prima legge di Bilancio targata Draghi-Franco, facendo montare l’irritazione del premier. Come riferisce l’Ansa, dopo circa due ore di serrato dialogo, il presidente del Consiglio ha lasciato il tavolo, ufficialmente per un impegno, ma, spiegano i presenti, “Draghi era molto contrariato”.
A gestire la riunione per l’esecutivo sono rimasti i ministri di Economia, Lavoro e Pubblica amministrazione, Daniele Franco, Andrea Orlando, Renato Brunetta. I leader sindacali hanno ribadito il loro no alla riforma delle pensioni. “Non fa altro che tornare alla Fornero, serve un sistema flessibile”, la richiesta dei vertici Cgil, Cisl e Uil. “Dal sistema contributivo pieno non si torna indietro, non si torna a quando le pensioni erano la maggior fonte di squilibrio”, la replica perentoria del premier.
Confermato quindi il sistema di Quota 102 e 104 per tornare pian piano al regime ordinario. I sindacati si sono invece detti favorevoli al prolungamento di Opzione donna e dell’Ape sociale per i lavori gravosi, ma non sono d’accordo al ripristino delle ‘quote’, che conduce all’ingresso alla pensione ai 67 anni di età per tutti.
Landini, Sbarra e Bombardieri hanno inoltre puntato il dito contro le risorse destinate alle pensioni, ritenendole “largamente insufficienti”. “Con 600 milioni non fai una riforma degna di questo nome”, ha affermato Landini. Ci sono poi gli 8 miliardi per il taglio delle tasse che per ora confluiranno in un fondo ad hoc e, poi, solo durante l’iter parlamentare della manovra troveranno una destinazione definita (interventi su Irpef o su Irap).
“Ma — ha detto Bombardieri della Uil — ora è tempo di dare soldi a lavoratori e pensionati, tanti soldi si sono dati alle aziende senza causalità”. Le posizioni sono distanti e i sindacati hanno dichiarato che sarà “mobilitazione” laddove non si cambierà rotta. Altrimenti detto proteste e scioperi.
“Non ci sono stati accordi, abbiamo discusso — ha aggiunto il leader Cgil Landini —, non si è stabilito che il confronto prosegue, abbiamo chiesto al governo di avere una risposta, il governo si è riservato di valutare, ma ad oggi non ci ha dato una risposta”.
L’incontro è stato ritenuto da Sbarra “fortemente insufficiente”. “Sbagliato considerare le pensioni un lusso o una regalia: la previdenza non può essere considerato un dettaglio nella contabilità dello Stato, non è solo costo, c’è un tema di sostenibilità sociale”, ha aggiunto il sindacalista.
L’unica nota positiva riconosciuta dai sindacati è quella che concerne i fondi per i contratti del pubblico impiego, promessi dal ministro Brunetta, e quelli per la sanità.