Vaccino Covid, "terza dose necessaria": l'annuncio di Draghi

L’Italia va incontro all’autunno e l’inverno, e assieme alle stagioni più fredde aumenta anche il rischio di un incremento di contagi da Covid-19. Dal punto di vista epidemiologico, la situazione nel nostro Paese è sotto controllo, a differenza di quella in altre zone d’Europa dove si sta registrando un nuovo boom di casi.

Terza dose, Draghi: “Sarà necessaria”

Per arginare una possibile nuova ondata anche in Italia, gli esperti raccomandano la somministrazione della terza dose. Un tema su cui si è espresso anche il premier Mario Draghi, in conferenza stampa dopo il Consiglio Ue: “La terza dose sarà necessaria. Da quel che si capisce e da quel che il ministro Speranza ha detto, sarà necessaria per certe categorie specialmente”.

Nel corso della conferenza, Draghi ha chiarito anche le posizioni dell’Ue in merito alla richiesta di finanziamenti per la costruzione di muri alle frontiere.

Terza dose, Palù: “Estenderla fino ai ventenni”

In un’intervista del Corriere della Sera, anche il virologo e presidente dell’Aifa Giorgio Palù ha suggerito di estendere la somministrazione della terza dose di vaccini anche alle fasce più giovani.

L’esperto ha spiegato: “Dopo immunodepressi, per i quali è prevista una terza dose aggiuntiva ad un mese di distanza dalla seconda, ospiti di RSA, over 80 e operatori sanitari abbiamo poi individuato gli over 60 come persone che dovrebbero ricevere il booster almeno 6 mesi dopo aver ricevuto le prime due”.

Dopo aver proceduto con le fasce più esposte ai rischi del Covid, “man mano che la campagna vaccinale andrà avanti, sarà opportuno indicare il richiamo agli over 50, successivamente agli over 40 e così via fino ai ventenni“, ha sottolineato Palù.

Variante Delta plus, Palù: “Non preoccupa”

Quanto alla variante Delta plus, che ha messo in allarme alcuni Paesi stranieri come Regno Unito e Israele, il virologo non si è detto preoccupato: “È una sub variante della Delta, presenta due mutazioni una delle quali già nota. Circola in Gran Bretagna e non è diventata predominante. Pare sia più contagiosa del 10%, ma non ci sono studi che avvalorino questa ipotesi”.

Fonte foto: ANSA