Caso Laura Ziliani, confessa Mirto il fidanzato della figlia: svolta sull'omicidio
L'uomo era in carcere dallo scorso settembre insieme alle due figlie dell'ex vigilessa, tutti e tra accusati del delitto
Mirto Milani ha confessato l’omicidio di Laura Ziliani, l’ex vigilessa di Temù, in provincia di Brescia, uccisa l’8 maggio di un anno fa. Si tratta del fidanzato della figlia maggiore della vittima e amante della minore. Tutti e tre sono in carcere dallo scorso settembre con l’accusa di aver commesso il delitto.
Caso Laura Ziliani, la svolta sul caso
La svolta sul caso è arrivata con l’ammissione nel corso di un lungo interrogatorio in carcere chiesto dallo stesso Mirto dopo la chiusura delle indagini da parte della Procura.
Anche Silvia e Paola Zani, 27 e 19 anni, due delle tre figlie della 55enne, sospettate dell’omicidio della madre anche a seguito di intercettazioni, hanno chiesto di essere sentite dai pm.
Insieme a Milani sono stati accusati di di omicidio volontario, aggravato dalla relazione di parentela con la vittima, e di occultamento di cadavere.
Caso Laura Ziliani, la confessione di Mirto
Dopo mesi di silenzio l’indagato ha ammesso l’omicidio confermando l’impianto accusatorio dal fondato sul movente economico che avrebbe spinto il “trio criminale”, come da definizione del gip Alessandra Sabatucci a pianificare a lungo il delitto cercando di depistare le indagini e dimostrando “efficienza” e “freddezza non comune” al solo scopo di “appropriarsi in via esclusiva del patrimonio familiare”.
Carabinieri sul luogo del ritrovamento del corpo di Laura Ziliani
Laura Ziliani, le ricostruzioni sul caso
Secondo quanto ricostruito dalla procura, la sera del 7 maggio 2021, cioè il giorno prima della denuncia di scomparsa di Laura Ziliani durante una presunta ma inesistente escursione a Temù, l’avrebbero prima sedata e resa quindi incapace di difendersi con i farmaci ansiolitici a base di benzodiazepine, poi soffocata “in modo non violento” e sepolta in riva al fiume Oglio.
Tre mesi dopo il ritrovamento del cadavere dell’ex vigilessa, riaffiorato dopo una piena. Nella zona anche una seconda buca scavata dopo il delitto per seppellirla ma rimasta inutilizzata.
Come ha scritto la gip, in una sola notte gli arrestati “si sono liberati del cadavere della vittima e, il mattino successivo, hanno iniziato a chiamare i soccorsi e portato avanti una ricostruzione del tutto alternativa dei fatti, anche a fronte delle indagini dei Carabinieri, dimostrando una non comune freddezza a dispetto della giovane età e dell’incensuratezza”.