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Laura Ziliani, svolta nel caso: tre arresti. Svelato il movente

Tre persone sono state arrestate per l'omicidio di Laura Ziliani, l'ex vigilessa scomparsa a Temù lo scorso maggio

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Il caso dell’ex vigilessa Laura Ziliani, il cui cadavere è stato trovato tra la vegetazione in Alta Vallecamonica l’8 agosto, è al punto di svolta. Con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere i carabinieri di Brescia hanno arrestato le tre persone che già risultavano indagate. Si tratta delle due sorelle Silvia e Paola Zani di 26 e 19 anni, figlie della Ziliani, e il fidanzato della sorella maggiore, Mirto Milani. Ne dà notizia l’Ansa.

Laura Ziliani, le indagini che hanno portato ai tre arresti

Laura Ziliani era scomparsa da Temù (Brescia) l’8 maggio 2021. Le indagini avviate dai militari della Compagnia di Breno parallelamente alle ricerche avevano evidenziato numerose anomalie nel racconto fornito dai tre arrestati, inducendo i carabinieri e la Procura a ritenere poco credibile la versione dell’infortunio o del malore in montagna.

Erano queste le ragioni che, a fine giugno, avevano fatto iscrivere nel registro degli indagati le due figlie e il fidanzato della più grande. Sulla base delle preliminari risultanze investigative, per loro l’accusa era di omicidio volontario, aggravato dalla relazione di parentela con la vittima, e di occultamento di cadavere.

Il movente dell’omicidio: parla il gip

Il gip Alessandra Sabatucci, nell’ordinanza di custodia cautelare, ha spiegato il movente di natura economica: “Il proposito omicidiario è il frutto di una lunga premeditazione e di un piano criminoso che ha consentito loro di celare per lungo tempo la morte e di depistare le indagini”.

Secondo gli inquirenti, infatti, “i tre indagati avevano un chiaro interesse a sostituirsi a Laura Ziliani nell’amministrazione di un vasto patrimonio immobiliare al fine di risolvere i rispettivi problemi economici”.

Laura Ziliani, i punti oscuri e cosa non quadrava nel racconto degli indagati

I punti oscuri della vicenda erano numerosi: prima di tutto il cellulare della donna che, stando al racconto di una delle figlie, sarebbe stato utilizzato dalla stessa la mattina stessa della sparizione appena prima della passeggiata. Stando ai tabulati consultati dagli inquirenti, però, il dispositivo risulterebbe inattivo già dalla sera precedente.

Era inoltre scomparso l’orologio con gps che la 55enne portava spesso con sé nelle escursioni ed erano discordanti le versioni delle figlie circa gli orari di uscita della madre per la passeggiata.

Inoltre il percorso compiuto dalla donna sarebbe stato piuttosto semplice e privo di pericoli. Infine, per quanto riguarda lo scarponcino da trekking ritrovato sul greto del fiume, inizialmente le figlie lo avevano riconosciuto come appartenente alla madre per poi mettere in dubbio la loro stessa versione iniziale.

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