Willy, parlano le ragazze testimoni: come è nata la rissa
Il racconto di due ragazze presenti al momento della rissa, fatale per Willy: come è nata e chi ha ucciso il 21enne secondo la loro versione
Una settimana fa Willy Monteiro Duarte, 21 anni, è morto durante una rissa, massacrato di botte. Secondo le prime ricostruzioni, sarebbe intervenuto per provare a sedarla, avendo visto un suo amico coinvolto. Il Corriere della Sera ha riportato le parole delle ragazze presenti quella notte.
Willy ucciso a Colleferro, il motivo della rissa
Una delle testimoni è Azzurra: prima della rissa si trova col ragazzo e altri amici, nei locali di largo Santa Caterina. Cammina lungo la via fino all’incontro con l’altra comitiva, quella di Pincarelli. Nasce la provocazione, un apprezzamento di Mario Pincarelli, probabilmente ubriaco: la ragazza si sfoga col proprio gruppo, raccontando che Pincarelli le ha lanciato un bacio. Tutto nasce così.
Ma quella notte c’era anche un’altra donna, F., che ha raccontato come a picchiare “materialmente” Willy sia stato Gabriele Bianchi: “Prima gli ha dato un calcio in pancia, quindi Willy si è accasciato a terra, dopodiché si è rialzato ed è stato nuovamente colpito da Gabriele”.
Da chi è stato ucciso Willy secondo una ragazza presente
Il racconto, messo a verbale, prosegue: “A questo punto Willy rovinava a terra e perdeva sangue dalla bocca. Dopo circa cinque minuti i tre sono saliti in macchina e sono scappati, un quarto con il braccio ingessato ha partecipato anche lui alla rissa, quindi sono saliti in auto tutti e quattro. Alla guida vi era una quinta persona che non ha partecipato alla rissa ed è rimasto in macchina”.
Una volta che l’auto si è allontanata, “abbiamo prestato soccorso alla vittima e atteso l’arrivo dell’ambulanza”.
F., accortasi del litigio, si sarebbe spesa per provare a far ragionare prima i ragazzi coinvolti nella rissa, poi avrebbe chiamato i soccorsi annotando anche i tempi di arrivo dell’ambulanza: “Voi non avete idea di cosa voglia dire per noi tutto questo, trovare sui giornali il proprio nome associato a un omicidio, essere incalzati dai giornalisti, accorgersi che la privacy di colpo non c’è più per nessuno di noi. Ho amiche assediate dalle televisioni, vi pare giusto?”.
“Per miracolo – ha aggiunto – nessuna di noi è ancora stata raggiunta da minacce“.