Verona, culla violentemente il figlio fino alla morte a 11 mesi: mamma condannata per omicidio
Avrebbe cullato troppo violentemente il figlio: una donna veronese è stata condannata in via definitiva per omicidio preterintenzionale
Nella giornata di martedì 6 dicembre una donna veronese è stata condannata in via definitiva per l’omicidio preterintenzionale del figlio.
Cosa è successo
Come riporta il ‘Corriere della Sera’, la donna avrebbe cullato “troppo violentemente” il figlio, forse in preda alla stanchezza, scuotendolo “con eccessiva energia” e provocandogli danni e traumi talmente gravi da provocarne la morte dopo 11 mesi di agonia su un lettino della Terapia Intensiva neonatale.
Tutto è iniziato il 26 settembre del 2017, giorno in cui la madre e il padre del bambino hanno richiesto l’intervento d’urgenza di un’ambulanza a casa per soccorrere il neonato che, all’epoca, aveva solo un mese. “Venite, presto, non respira più”, aveva urlato sconvolta la mamma al telefono. Il bimbo è rimasto attaccato 24 ore su 24 alle macchine nel reparto di Rianimazione all’ospedale Borgo Trento a Verona per diversi mesi, prima del tragico decesso avvenuto il 21 luglio del 2018.
L’entrata del pronto soccorso dell’ospedale Borgo Trento di Verona, dove il piccolo è stato ricoverato per diversi mesi fino al suo decesso.
Le indagini
i genitori del bambino sono stati da subito indagati per lesioni gravissime: alla morte del piccolo, il pm ha poi sollecitato per entrambi il processo per omicidio preterintenzionale, ma in aula il padre è stato assolto con formula piena per “non aver commesso il fatto“. Tutte le responsabilità si sono così concentrate sulla mamma.
La condanna
Della madre del piccolo, i giudici di primo e secondo grado hanno sostenuto che si tratta di “una brava madre” e che con ogni probabilità la tragedia sarebbe stata “colpa della stanchezza“. Ciò nonostante, la donna è stata condannata a 7 anni in primo grado a Verona, ridotti poi a 6 anni e 8 mesi in appello a Venezia.
Martedì 6 dicembre è arrivata la sentenza della Cassazione, che ha respinto l’ultimo possibile ricorso da parte della difesa e ha reso definitiva la condanna a 6 anni e 8 mesi per omicidio preterintenzionale. Fino all’ultimo l’avvocato Massimo Ruffo ha cercato di far riaprire il processo chiedendo, invano, ai giudici “l’affidamento di una perizia che accerti il nesso causale tra le lesioni riportate dal piccolo e il decesso”. La madre del bambino rischia ora il carcere.