Sofia Stefani uccisa ad Anzola da Giampiero Gualandi, la ricostruzione dell'omicidio: "Era esasperato"
Nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Giampiero Gualandi, il gip ha ricostruito il movente dell'omicidio Sofia Stefani ad Anzola
Nessun incidente, quando Giampiero Gualandi si è chiuso in stanza con Sofia Stefani era “esasperato” e aveva “già in mente l’omicidio“. È la ricostruzione fatta del gip di Bologna, Domenico Truppa, nel decidere il carcere per il 62enne ex vigile, accusato di aver ucciso la collega 33enne al comando della polizia locale di Anzola, nel Bolognese. Secondo quanto sostenuto dal giudice, i messaggi tra i due nei giorni precedenti al delitto dimostrerebbero come Gualandi fosse “in realtà, una persona logorata dalla presenza nella sua vita” della vittima, che non voleva chiudere la relazione.
- Il carcere per Gualandi
- La ricostruzione dell'omicidio di Anzola
- I messaggi tra Sofia Stefani e Giampiero Gualandi
Il carcere per Gualandi
Il giudice Truppa ha accolto la richiesta di custodia cautelare per Gualandi avanzata dal pm Stefano Dambruso, evidenziando “una spiccata pericolosità sociale” e il rischio di reiterazione del reato da parte dell’uomo che avrebbe volontariamente sparato alla collega: per il gip, infatti, non si sarebbe trattato affatto di un incidente come sostenuto dall’indagato nell’interrogatorio.
“L’utilizzo dell’arma a fronte di soggetto che risultava disarmato esprime una particolare mancanza di controllo e di consapevolezza dell’assoluta incongruità della propria condotta”, ha scritto il giudice nell’ordinanza riportata da Ansa.
L’entrata del comando della polizia locale di Anzola dove è morta la vigilessa Sofia Stefani
“Le inquietanti modalità esecutive dell’azione criminosa – si legge ancora – poste in essere da Gualandi (che denotano non comune freddezza e disarmante facilità di ricorso all’uso di arma con effetto letale) non lasciano dubbi sulla sussistenza del concreto ed attuale pericolo di reiterazione di fatti analoghi a quelli che per si sta procedendo”.
La ricostruzione dell’omicidio di Anzola
Da quanto emerso dalla ricostruzione del gip, il 16 maggio Gualandi ha ritirato la pistola dall’armeria e recuperato la scatola per la pulizia, poi ritrovata sulla scrivania, per predisporre una linea di difesa sul motivo della presenza dell’arma, cioè appunto quello della manutenzione e pulizia.
L’ex comandante della polizia di Anzola sapeva dunque che Stefani sarebbe arrivata in ufficio e, al culmine della discussione, l’avrebbe uccisa, per poi mettere in scena la montatura del colpo partito per sbaglio, allertando il 118 e simulando la “tragica fatalità”.
I messaggi tra Sofia Stefani e Giampiero Gualandi
Sempre secondo l’ipotesi del gip, le intenzioni dell’ex vigile emergerebbero anche dalla chat tra i due nei giorni precedenti il delitto: se le risposte dell’ex vigilessa erano state eliminate, i messaggi di Gualandi a Stefani sono stati acquisiti nelle carte dell’indagine e, secondo il giudice, sarebbero “inequivoci“.
“Non dormo, mangio poco, sono esaurito”, scriveva Gualandi il 14 maggio alla vittima. “Non ho più energia per sopportare la pressione, ansia, nervoso, tensione..” si legge in un messaggio riportato da Ansa, “sono esausto, me ne vado via senza dire niente a nessuno, non reggo più nulla” è il testo di un altro
Uno stato d’animo che per il gip “appare perfettamente in sintonia con l’attività di molestia e pressione” da parte di lei che non intendeva troncare la relazione e questo dimostra “quello stato di esasperazione in cui verosimilmente si è trovato a gestire Gualandi ben sapendo della visita della Stefani”.
Ed è “con questa tensione fortissima” che va ricostruito l’incontro nell’ufficio, nel giorno in cui risulterebbero quindici telefonate da Stefani a Gualandi. Per il giudice, questa tensione sarebbe sfociata nella discussione del 16 maggio, “all’interno della quale è ragionevole ritenere che l’uomo abbia impugnato la pistola e premuto il grilletto per chiudere definitivamente i conti con una persona che lo ossessionava da alcuni mesi in maniera incessante”.