Reddito di cittadinanza a boss arrestato per associazione mafiosa
Il boss mafioso è coinvolto nell'indagine per la strage di via D'Amelio ed è stato nuovamente arrestato negli scorsi giorni
Ammissione sconvolgente del boss mafioso Gaetano Scotto che, finito in manette martedì insieme al fratello della vedova Schifani con l’accusa di associazione mafiosa, davanti ai giudici ha dichiarato di svolgere la professione di “percettore del reddito di cittadinanza”. Scotto, volto tutt’altro che sconosciuto alle forze dell’ordine, è coinvolto nell’indagine sulla strage di Via D’Amelio ed era stato scarcerato nel 2016.
Tra i nomi più importanti di Cosa Nostra, il boss ieri ha spiazzato il gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Infatti Scotto, avvalendosi della facoltà di non rispondere, ha celato qualsiasi dettaglio che lo ha visto nuovamente in manette, non ha invece sorvolato sulla professione attuale mostrata orgogliosamente ai giudici.
Un nuovo caso di reddito di cittadinanza che alimenta la polemica, non tanto per i risultati ottenuti fin qui dal punto di vista occupazionale, ma quanto ai metodi di assegnazione. Pensato per chi si trova in effettiva condizione di indigenza e di impossibilità a lavorare, quella del reddito in favore di boss o volti noti per vicende giudiziarie non è una novità.
Scotto, oltre che essere coinvolto ingiustamente nella strage Borsellino per il quale adesso è parte civile nel processo sul depistaggio che è in corso a Caltanissetta, è indagato anche per l’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino e della moglie Ida insieme al boss Nino Madonia.