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Mario Draghi si è dimesso, ma non lascerà subito l'incarico: cosa succede adesso al Governo e quando si vota

Mario Draghi si è dimesso, ma non lascerà immediatamente il suo incarico: cosa succede adesso e quando si vota

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Mario Draghi si è dimesso poco dopo le ore 10 di giovedì 21 luglio. Dopo quasi un anno e mezzo, precisamente dopo 523 giorni, il terzo Governo della corrente legislatura, dopo i due guidati da Giuseppe Conte, è caduto. E adesso cosa succede?

Cosa succederà fino al voto e cosa sono gli “affari correnti”

Il segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti, in un video ha spiegato che “il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questa mattina al Palazzo del Quirinale il presidente del Consiglio dei ministri, professor Mario Draghi, il quale, dopo aver riferito in merito alla discussione e al voto di ieri presso il Senato, ha reiterato le dimissioni sue e del Governo da lui presieduto”.

“Il presidente della Repubblica ne ha preso atto – conclude il video -: il Governo rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti“.

Mattarella scioglierà quindi le Camere, dopo aver sentito i presidenti di Camera (Roberto Fico) e Senato (Maria Elisabetta Alberti Casellati), ma il Governo potrà comunque emanare decreti legge, anche schemi di decreti legislativi e assolvere gli obblighi comunitari, ma con poteri spuntati.

Cosa farà Draghi nelle prossime settimane

In sostanza, Draghi parteciperà ai prossimi summit internazionali, rappresentando l’Italia.

Dopodiché incontrerà i sindacati per discutere, tra le altre cose, di cuneo fiscale e di salario minimo.

draghi mattarella
Draghi nella sua auto, dopo le dimissioni respinte dal presidente Sergio Mattarella, prima del voto in Senato

In caso di emergenza economica, energetica o sanitaria, il Governo dimissionario sarà autorizzato a emanare decreti che tuttavia, come tutti i provvedimenti d’urgenza, andranno convertiti in legge entro 60 giorni.

Quando si vota

La prima data utile per far tornare gli italiani alle urne dovrebbe essere il 25 settembre, che però coincide con la vigilia del capodanno ebraico: solo una volta si votò durante una festività, nel 1994, quando Silvio Berlusconi vinse le elezioni.

Per consentire alle persone di religione ebraica di festeggiare, in tal caso si voterebbe anche il 26 settembre.

Per questo motivo è più probabile rinviare l’appuntamento elettorale di una settimana, convocando gli italiani il 2 ottobre.

Le elezioni, secondo la Costituzione, si indicono comunque con decreto del Governo entro 70 giorni dopo lo scioglimento delle Camere.

draghi-dimesso-mattarella Fonte foto: ANSA
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