Fabrizio Nonis, conduttore tv picchiato col figlio dopo Verona-Inter
Il conduttore tv Fabrizio Nonis ha raccontato di essere stato picchiato assieme al figlio al termine della partita di Serie A Verona-Inter
Fabrizio Nonis, conduttore televisivo apparso sulle reti Mediaset, Rai e Gambero Rosso, ha raccontato di essere stato picchiato assieme al figlio al termine della partita di Serie A tra Verona e Inter, andata in scena allo stadio Bentegodi nella serata di venerdì 27 agosto.
Il racconto di Fabrizio Nonis
Al ‘Corriere della Sera’, Nonis ha raccontato: “Sono stati 10-15 minuti di una violenza inaudita“.
Il conduttore tv ha spiegato: “Io tifo Inter e seguo con molta simpatia l’Udinese”.
Il suo racconto: “Siamo usciti dallo stadio contenti e felici per aver visto una bella partita. (…) Abbiamo visto che c’era all’angolo un bar dove ci saranno state centinaia di persone, tutte ammassate e senza mascherina, che discutevano della partita e bevevano. Ho immaginato che fosse un luogo di ritrovo degli ultrà dell’Hellas e ho preferito dire a mio figlio Simone di fare un giro più largo. Premetto che quando andiamo allo stadio non portiamo mai bandiere o sciarpe ed evitiamo abiti che possano richiamare i colori sociali delle squadre in campo”.
Poi ha aggiunto: “Eravamo a meno di 300 metri dall’auto, quando ho visto che un gruppetto di 6-7 persone si è staccato dal pubblico del bar e ha cominciato a seguirci”.
Nonis, a quel punto, ha invitato il figlio ad accelerare il passo. “Non volevo mettermi a correre, anche se avevo una bruttissima sensazione. A un certo punto hanno cominciato a urlare ‘Ehi, tu, ehi voi. Che ore sono?’. Ci siamo fermati e mio figlio ha risposto: ‘Le undici meno dieci’. Erano a un metro da noi. Un uomo fra i 45 e i 50 anni, con il cappellino dell’Hellas in testa mi ha chiesto ‘Che c…. ci fate qua?’. A quel punto ho pensato che forse sarebbe stato meglio rispondere in dialetto, così da far capire che eravamo veneti anche noi e ho risposto che eravamo venuti a vedere la partita. ‘Che squadra tifate?’ mi ha detto l’energumeno. Ho detto che non tifavo per nessuna squadra, ma lui mi ha incalzato e allora ho detto che avevo simpatie per l’Udinese. Non ho fatto in tempo a pronunciare il nome della squadra friulana che mi sono trovato a terra. Quell’uomo mi aveva colpito con un pugno in pieno volto che mi ha fatto perdere l’equilibrio”.
Il conduttore tv ha proseguito così il suo racconto: “Mio figlio ha urlato: ‘Che cosa fate?’. E via una sberla anche a lui, finito a terra come me. Gli altri, tutti con t-shirt o polo o cappellini dell’Hellas, si erano messi a cerchio per bloccare le vie di fuga. Noi, cadendo, eravamo in mezzo a due auto parcheggiate. Lì hanno cominciato uno dopo l’altro a darci calci. Ai fianchi, alle gambe, al volto”.
Ancora Nonis: “Non so come, ma siamo riusciti ad alzarci e infilandoci tra le auto, abbiamo attraversato la strada. Quasi sono stato investito da un’auto di passaggio. Abbiamo raggiunto la nostra automobile e lì è arrivata la seconda dose. Pugni e calci, sberle a mio figlio, a cui hanno schiacciato il volto contro il cofano. Sono stati 10-15 minuti di terrore. Poi non ho capito che cosa è successo, un anziano è sceso dal suo appartamento o forse era di passaggio e ha chiesto che cosa stesse accadendo e loro si sono fermati. Il tempo di entrare in auto, bloccare le chiusure e partire. Abbiamo fatto qualche centinaio di metri, poi ci siamo fermati e ho chiamato il 118″.
Al pronto soccorso, al conduttore è stata riscontrata la perforazione del timpano. Nonis ha detto ancora: “In ospedale sono arrivati anche gli agenti della questura e della Digos, che mi hanno riconosciuto, cosa che, invece, escludo abbiano fatto i tifosi, anche se sarebbe più corretto chiamarli delinquenti”.
La chiosa finale: “Volevano picchiare per fare male, hanno lasciato stare chi si allontanava dallo stadio in gruppo e hanno beccato due persone non con corporatura robusta che passavano per strada. La nostra fortuna è stata quella di non reagire. E praticamente nessuno è intervenuto in nostro soccorso”.