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Covid, falso negativo dalla Sardegna a Cortina: ora è ricoverato

Un 26enne romano positivo al coronavirus potrebbe aver infettato centinaia di persone incontrate nei luoghi della movida in Sardegna e Veneto

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Un 26enne romano potrebbe aver infettato, su sua stessa ammissione, un centinaio di persone. Di ritorno dalle vacanze in Sardegna, ha trascorso alcuni giorni a Cortina, dove ha incrociato chi è andato al Summer Party, da cui è scaturito l’ennesimo focolaio di coronavirus in Veneto. Ora è ricoverato all’ospedale di Belluno con una polmonite interstiziale, e racconta la sua esperienza al Messaggero.

“Sono stato in vacanza nella Baia di Porto Istana, tra San Teodoro e Porto Rotondo, con un gruppo di amici. Quanti? Macché dieci, almeno 75, è una piccola baia, ci arrivano da tutta Italia, una sorta di raduno, un bel 15 % è positivo”, racconta il giovane.

In quei giorni ha fatto “la vita classica che fa un qualsiasi ragazzo della mia età. Sono andato nei locali famosi di Porto Rotondo e non c’era alcuna prevenzione. Serate tutte molto particolari. A pensarci bene, quelli che la sera del 9 agosto erano al Country Club di Porto Rotondo sono tutti positivi, compreso me”.

Poi è partito verso Nord, “il 17 agosto in aereo da Olbia, diretto a Venezia. Non avevo sintomi, ho passato una notte su un’isola veneta a casa di un amico e dato che non vedevo l’ora di riabbracciare mia nonna, che sta a Cortina, ho chiesto alla madre di questo mio amico di farmi un’impegnativa”.

“Il 18 ho fatto il tampone, quello classico non rapido, all’ospedale di Padova, volevo esser sicuro di non essere asintomatico“, così quando “mi hanno avvertito che ero negativo, era il 19, ho pensato: ‘Che bello, ora comincia la vacanza, posso andare ad abbracciare e baciare la nonna‘. Ho trascorso le giornate tra gite e soste nei bar”.

“Il 20 agosto ho partecipato al Cortina Summer Party, dove tutte le precauzioni erano state adottate, ma certo se sapevo di essere positivo non avrei dato la mano a nessuno, non sarei andato in giro“, continua il 26enne, intervistato dal Messaggero. Per metà ampezzano e per metà romano, il giovane vive e lavora nella Capitale.

“Dopo due giorni ho iniziato ad avere la febbre. Una mia cara amica che era con me in Sardegna mi ha avvertito che era positiva. Allora ho preso il telefono, ho chiamato il numero verde dell’Asl, l’ospedale di Belluno, spiegando che ero stato a contatto con un positivo, tornavo dalla Sardegna, avevo febbre alta e tosse e vivevo con nonna, zia, un cugino e mio padre”, racconta il ragazzo.

È iniziata la trafila burocratica, dovevo mandare mail in cui spiegavo tutto. Anche la mia amica romana doveva farlo, tra numeri inesistenti arrivati per posta e risposte dopo 24 ore di silenzio. Ho perso tempo, in casa, con la polmonite. Quando mi hanno chiesto che serviva la certificazione di un medico di medicina generale, ho richiamato la madre del mio amico che mi ha fatto un’impegnativa urgente“, riferisce il giovane.

Così “il giorno dopo appena sveglio mio padre mi ha accompagnato a fare il tampone. Era positivo, mi hanno ricoverato. Sono stabile ma non grave, un paziente Covid asintomatico con polmonite da pneumococco“, spiega il 26enne.

Ma una domanda rimane nella sua testa: “Perché mi hanno detto che ero negativo e basta? Mi hanno risposto che c’è un periodo di incubazione che può durare circa 14 giorni. Ecco, sicuramente se lo avessi saputo non sarei andato a casa di nonna. È un’informazione vitale, la gente non lo sa, in Veneto non danno informazioni vitali”

“Non scrivere negativo se non sono passati 14 giorni dall’ultimo contatto. Mi sarei evitato due giorni di polmonite dentro casa, mettendo a rischio tutta la lista di centinaia di persone con cui sono stato a contatto. Vanno fatti controlli accurati al Cortina Summer Festival“, conclude il ‘falso negativo’ sulle pagine del Messaggero.

Coronavirus: i focolai in Italia. Dove e quanti casi Fonte foto: Ansa
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