Covid, il 'calvario' di 3 inglesi in Italia: "Cibi immangiabili"
La denuncia di tre ventenni inglesi, positivi al Covid-19, in quarantena in Italia da agosto
Tre giovani inglesi, bloccati in Italia da agosto a seguito della loro positività al tampone per coronavirus, hanno raccontato la loro esperienza al Corriere della Sera. “Mentalmente e fisicamente cominciamo a stare molto male, non so quanto possiamo andare avanti”, hanno spiegato i tre ventenni, in quarantena a Firenze da cinque settimane.
Covid, la denuncia di tre inglesi in quarantena in Italia: “Cibi immangiabili”
Dopo aver trascorso il Ferragosto a Venezia, è emersa la positività al coronavirus e dal 17 agosto sono in isolamento. Il loro è diventato un caso mediatico nel Regno Unito, dove i giornali hanno parlato di cibi “immangiabili e porzioni assolutamente insufficienti”, con tanto di foto.
“Siamo qui da più di un mese e non vediamo via d’uscita”, hanno denunciato i ragazzi, che sono ancora trattenuti in Italia dopo il quinto tampone positivo. Uno è studente, un altro insegnante di musica e lingue, e un altro è attore.
I tre vorrebbero tornare nel proprio Paese di provenienza ma non sono riusciti a capire come fare: “Non abbiamo informazioni. Abbiamo chiesto documenti in inglese che provino almeno la legittimità della struttura, ma non ci è stato fornito nulla, brancoliamo nel buio”.
La smentita dell’Asl: “Possono tornare a casa quando vogliono”
Arriva però la smentita di Renzo Berti, medico e direttore del dipartimento prevenzione Asl Centro, che al Corriere della Sera ha riferito: “Sono liberi di tornare a casa quando vogliono. Basta che lo chiedano ufficialmente e riempiano un modulo come hanno già fatto alcuni cittadini stranieri, francesi e olandesi, che sono stati rimpatriati”.
“Ovviamente devono essere rispettate delle norme di sicurezza e il viaggio non può avvenire in modo normale, magari con un volo di linea. Ci sono delle norme da rispettare e il viaggio viene concordato con il Paese di origine. Se non vogliono continuare ad essere assistiti gratuitamente dal nostro servizio sanitario basta una firma“, ha concluso Berti.
A proposito di viaggi in aereo, due nuovi studi hanno fatto luce sulle reali possibilità di contagio in volo.