Covid, Crisanti trova i pazienti zero di Vo' Euganeo: la scoperta
Con il team di ricercatori dell'Università di Padova il microbiologo è risalito ai due turisti cinesi che avrebbero portato il coronavirus in Veneto
Il professore di microbiologia dell’Università di Padova sembra esserne sicuro: è una coppia di turisti provenienti da Wuhan il paziente zero del focolaio di Vo’ Euganeo, dove è morto il 77enne Adriano Trevisan, la prima vittima di Covid-19 registrata in Italia. Il ceppo virale circolante nel paesino veneto sarebbe infatti identico a quello rilevato nei due cittadini cinesi. Lo riporta il Corriere del Veneto.
“Dalle analisi delle sequenze virali che stiamo ultimando – si legge nella nota pubblicata dal Comune – è emerso che il ceppo virale circolante a Vo’ all’inizio della pandemia è identico a quello trovato in due turisti cinesi che durante un soggiorno in Italia erano passati dal Veneto prima di essere trovati positivi al virus a Roma“.
Si tratta di marito e moglie, di 66 e 65 anni, arrivati in vacanza insieme a una comitiva di connazionali, tramite un volo atterrato a Malpensa alle 5.35 del 23 gennaio. I due non sapevano di essere infetti, ma come poi è stato reso noto, avrebbero cominciato a manifestare i sintomi a qualche giorno di distanza dallo sbarco. Tra le prime destinazioni proprio il Veneto, Verona e una tappa a Venezia, regione nella quale sono entrati in contatto con la persona che ha poi diffuso il contagio.
Il legame è stato stabilito dai ricercatori confrontando i campioni di sangue della coppia con gli abitanti di Vo’ Euganeo ed è stato comunicato dal professore Crisanti al sindaco del comune Giuliano Martini che adesso lancia un appello ai cittadini che si sono ammalati nei primi mesi del 2020: “A queste persone – dice il primo cittadino – chiediamo di provare a ricordare se hanno avuto contatti con le città di Venezia, Verona o Parma nei giorni dal 23 al 27 gennaio 2020. Qualsiasi contatto può essere importante, anche indiretto”.
Secondo Crisanti la scoperta rappresenterebbe un tassello fondamentale per ricostruire la sequenza dei contagi: “Ci manca davvero poco per ricostruire l’intera catena di trasmissione. Dai nostri studi l’inizio dei contagi a Vo’ risalirebbe alla prima settimana di febbraio, quindi diversi giorni dopo la scoperta della positività dei turisti cinesi. E questo ci suggerisce anche l’esistenza di un anello mancante: qualcuno, direttamente collegato al paese padovano, che si sarebbe infettato dai due orientali”.
“A questo punto è evidente che c’è stato qualcosa di profondamente sbagliato nella gestione iniziale dell’emergenza – è il commento di Crisanti – perché a quei turisti che provenivano da Wuhan non doveva essere consentito di mettere piede in Italia. Il nostro Paese ha aspettato troppo a imporre delle limitazioni alla circolazione”.