Due mesi di epidemia in Italia. Le risposte del fisico Sestili
Il fisico Giorgio Sestili: "Spagna e Germania hanno un numero di casi simile al nostro, ma sono riuscite a mantenere il tasso di letalità più basso"
A due mesi dal primo caso di Covid-19 il fisico Giorgio Sestili, fondatore e curatore della pagina Facebook “Coronavirus -Dati e analisi scientifiche”, fa un quadro completo della situazione in Europa e in Italia. E risponde subito alla domanda come mai nel nostro Paese, dove il lockdown è cominciato prima, ci sia ancora un numero così alto di contagi e decessi e il tasso di letalità più alto al mondo. “Spagna e Germania hanno un numero di casi simile al nostro, ma sono riuscite a mantenere il tasso di letalità più basso e a ridurre la curva dei decessi prima di noi”, osserva.
Coronavirus Europa, numero di tamponi
Una delle possibili risposte potrebbe essere nel numero dei tamponi: la Germania ne ha fatti 2 milioni, contro 1,3 milioni dell’Italia, e li ha eseguiti al ritmo di 500.000 a settimana, riuscendo a controllare la situazione. Considerando il rapporto fra tamponi eseguiti e casi positivi, i Paesi virtuosi risultano essere quelli asiatici, soprattutto Vietnam, Hong Kong e Corea del Sud. Qui, in particolare, circa 51 tamponi per ogni positivo hanno permesso di ricostruire esattamente la propagazione dei contagi. Bene anche l’Australia. In Europa occupano i primi posti la Grecia, la Germania e il Portogallo. Tra i 20 Paesi peggiori c’è purtroppo l’Italia, con 7,4 tamponi per ogni caso, seguita dagli Stati Uniti con 5 e dalla Francia con 3.
Coronavirus Italia, i numeri per Regione
Ancora in tema di bilanci a due mesi dal primo caso di Covid-19 in Italia, la situazione nelle regioni italiane risulta essere decisamente eterogenea. In Lombardia per esempio, prosegue Sestili, si concentrano il 36% dei casi e il 51% dei decessi complessivi registrati in Italia. Il 70% dei casi italiani e il 77% decessi si concentrano nelle quattro regioni del Nord più colpite (Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto). Le regioni del Sud “sono riuscite a contenere bene la situazione” osserva l’esperto, al punto che Sicilia, Sardegna, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria registrano meno di 15 casi ogni 10.000 abitanti. Lazio, Molise, Abruzzo e Umbria contano invece meno di 35 casi ogni 10.000 abitanti e tutte le regioni settentrionali più Toscana e Marche hanno oltre 40 casi per ogni 10.000 abitanti.
Tutto il Sud in questo momento, comprese le isole e il Molise, mostra un tasso di crescita inferiore alla media nazionale del 2%: sotto il 2% anche Lombardia e Veneto, mentre l’Umbria scende allo 0,3% riportando al momento il risultato migliore a livello nazionale; in Piemonte la crescita è ancora del 3,7% ed è superiore alla media nazionale anche il Lazio con il 2,5% con la Toscana (oltre 2%). Quanto ai tamponi, il Veneto è al primo posto in Italia, con oltre 500 tamponi eseguiti ogni 10.000 abitanti, seguito da Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige (più di 350), le altre regioni settentrionali, con Umbria e Abruzzo (oltre 200), Lazio, Sud e isole (meno di 150).