Bar di Cerenova le propone un finto part time a mille euro al mese: "Sfruttamento, non vi faccio da serva"
Una 30enne ha denunciato il part time fittizio proposto da un bar ed è stata duramente attaccata sui social
Una proposta di lavoro definita “indegna”, per un part time a mille euro al mese che invece nascondeva ben più ore di lavoro. A denunciarlo è stata una 30enne di Cerenova, frazione di Cerveteri in provincia di Roma, che tramite la Cgil si è opposta al datore di lavoro del bar che le aveva proposto un contratto ai limiti della schiavitù.
La polemica sul contratto
Tutto accade a Cerenova, nella provincia della Capitale, dove la 30enne Sara riceve una proposta di lavoro in un primo momento allettante e successivamente sconvolgente. Un part time in un bar, per 4 ore a settimana di lavoro e 8.100 euro per 14 mensilità, ovvero 1.000 euro al mese, che però nasconde ben altro.
La proposta, infatti, sa di tentativo di truffa alla giovane che successivamente viene a sapere che si tratta di un contratto part time fittizio che nasconde 6 giorni lavorativi su 7, festivi e domeniche incluse, con sette ore e mezza di lavoro al giorno. Totale 200 ore al mese, sempre a 1.000 euro e ovviamente straordinari e festivi non pagati.
Conti alla mano, sottolinea anche la Cgil, sarebbero quasi 5 euro all’ora. Una situazione che la giovane non ha accettato e ha anzi denunciato sui social.
Gli attacchi sui social dopo il rifiuto
“Non è lavoro, è sfruttamento” a scritto la giovane sui social, parole che poi vengono accompagnate da uno sfogo: “Veramente vogliamo continuare a dire che il problema sono i giovani, il reddito, il non voler fare la gavetta, la mancanza di voglia? Davvero? Questo è sfruttamento“.
La donna ha poi scritto ai datori di lavoro di “pagare i dipendenti come si deve” così da avere “fila fuori i vostri locali”. Parole che però non hanno fatto piacere a degli utenti.
Su tutti uno che su Facebook l’ha attaccata duramente dandole dell’idiota e soprattutto scrivendole di farsi “il culo e la gavetta, morta di fame e di sonno, rimarrai una fallita”.
La difesa della Cgil Roma
A correre in soccorso a Sara è stata la Cgil Roma, col segretario Natale Di Cola che ha preso le sue difese: “A Sara diciamo che non è sola, è una di noi, le faremo quadrato attorno”.
Sugli insulti ricevuti dalla donna, è poi arrivato il messaggio: “Quelle frasi, però, colpiscono, insieme a lei, intere generazioni vittime della retorica della gavetta e del sacrificio che non sono altro che sfruttamento, precarietà e lavoro povero”.