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Avvocati falsificano testamento per ricevere maxi-eredità: dopo la confessione il patteggiamento

Due avvocati di Civitanova Marche, dopo due anni di processo, decidono di patteggiare dopo aver modificato un testamento per accedere all’eredità

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Dopo due anni di processo, i due avvocati di Civitanova Marche accusati di aver raggirato prima un’anziana, deceduta nel 2020, e poi il figlio per accedere all’eredità, hanno deciso di farla finita con la giustizia.

Optando per un patteggiamento e un risarcimento, dopo l’ammissione di colpa.

L’apertura del testamento

Era il novembre del 2021 quando l’indagine condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Macerata portò alla segnalazione di due avvocati civitanovesi, Emanuela Scoppa e il collega Claudio Monterotti.

Avvocati falsificano testamento per ricevere maxi-eredità: dopo la confessione il patteggiamentoFonte foto: ANSA
Finanzieri al lavoro

Il tutto era partito da una segnalazione avvenuta dopo l’apertura del testamento di una anziana civitanovese molto facoltosa.

Tutta l’eredità sarebbe dovuta andare all’unico figlio, sessantenne. Invece si è scoperto che metà dei beni, sulla base di un testamento olografo della defunta, doveva essere destinata all’avvocatessa Scoppa, che aveva assistito l’anziana in alcuni affari.

L’acquisizione dei beni

Prontamente l’avvocatessa, presentatasi dal notaio in qualità di erede, ha preso possesso dei beni mobili e immobili, sostituendo le serrature e, di fatto, estromettendo il figlio della defunta.

Proprio l’uomo, profondamente colpito dalla morte della madre, si è trovato sempre più di frequente a dover interagire con i due avvocati.

Che erano infine riusciti ad ottenere dall’uomo la gestione totale del patrimonio, nominando l’avvocato Monterotti amministratore di sostegno. Nomina però poi superata da quella disposta dal giudice tutelare di Macerata, su richiesta del procuratore.

E proprio il nuovo amministratore avrebbe notato una serie di attività sospette dei due avvocati, segnalandoli poi alla Guardia di Finanza.

Il processo

Da qui è iniziata l’indagine, con intercettazioni telefoniche e ambientali, sfociata poi nel processo.

A Scoppa sono stati contestati la falsità in testamento olografico e la falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità o su qualità personali proprie o di altri. Inoltre, sia per lei che per il collega Monterotti, c’è anche la circonvenzione di incapace.

Ai due era stato anche applicato il braccialetto elettronico, così che non potessero più avvicinarsi all’erede. Ma dopo due anni hanno deciso di chiudere la faccenda.

Il patteggiamento

L’accordo raggiunto, che verrà ratificato il 25 ottobre, prevede due anni di reclusione per Scoppa e uno e mezzo per Monterotti, entrambi con la sospensione condizionale della pena.

Inoltre i due saranno tenuti a un risarcimento di 40mila euro per i danni provocati con la temporanea gestione dei beni immobili, le spese legali e il danno morale causato all’erede raggirato.

guardia-di-finanza Fonte foto: ANSA
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