Varese, morti in corsia: Cazzaniga condannato all'ergastolo
L'ex viceprimario del pronto soccorso di Saronno era stato arrestato nel 2016 con l'accusa di aver provocato la morte di diversi pazienti
Leonardo Cazzaniga, ex viceprimario del pronto soccorso dell’ospedale di Saronno (Varese), è stato condannato all’ergastolo per 12 omicidi. Lo ha deciso, riporta l’Ansa, la Corte d’Assise del Tribunale di Busto Arsizio.
Il medico, arrestato nel novembre 2016, è stato ritenuto colpevole di omicidio volontario nei confronti di dieci pazienti in corsia e due membri della famiglia, madre e suocero, dell’infermiera Laura Taroni, sua ex amante.
Cazzaniga è stato invece assolto dall’accusa di omicidio della suocera, Maria Rita Clerici, e di altri due pazienti del pronto soccorso. Per un terzo decesso era stata la stessa accusa a chiederne l’assoluzione durante la requisitoria finale.
La Corte d’Assise ha inoltre condannato a 2 anni e 6 mesi per favoreggiamento quattro dei cinque medici della commissione medica dell’ospedale di Saronno che era stata chiamata a valutare l’operato di Cazzaniga su segnalazione di due infermieri.
I giudici hanno accolto la tesi dell’accusa secondo cui l’ex direttore generale dell’ospedale Paolo Valentini, l’ex direttore sanitario Roberto Cosentina, l’ex direttore del pronto soccorso Nicola Scoppetta e il medico legale Maria Luisa Pennuto, non potessero non valutare con competenza l’agire di Cazzaniga in corsia e non avessero assolto l’obbligo di agire di conseguenza.
La Corte d’Assise ha invece assolto l’oncologo Giuseppe di Lucca dalle accuse di omessa denuncia “perché il fatto non sussiste”.
Laura Taroni, arrestata nel 2016 assieme all’amante, era già stata condannata a 30 anni di carcere per le morti sospette all’ospedale di Saronno.
L’avvocato Ennio Buffoli, difensore di Cazzaniga, ha commentato così all’Ansa la sentenza: “Leonardo Cazzaniga è provato come lo siamo noi, l’ergastolo con isolamento è difficile da digerire. Le sentenze vanno rispettate ma certamente non ci troveremo d’accordo quando leggeremo le motivazioni e ricorreremo in Appello“.
“Non sono sollevata, la condanna non può lenire il nostro dolore, il modo in cui questi eventi ci hanno travolto, soprattutto i miei nipoti”. Lo ha detto Gabriella Guerra, sorella di Massimo Guerra, una delle persone morte, al termine della lettura della sentenza.