Tumori alla testa causati dal cellulare: la smentita dei medici
Il primo ricercatore dell'Istituto Superiore di Sanità interviene sulla sentenza della Corte d'Appello di Torino che collega cellulari e cancro
Alessandro Vittorio Polichetti, primo ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), si è espresso sulla sentenza della Corte d’Appello di Torino che ha collegato l’utilizzo degli smartphone all’insorgenza di tumori al cervello.
“L’ipotesi che l’uso prolungato del cellulare possa causare tumori alla testa non è fondata su una base scientifica“, ha spiegato lo scienziato all’Ansa. “Finora, nessuna correlazione è stata provata tra i campi elettromagnetici dei cellulari e l’insorgenza di tumori. Ci sono solo dei sospetti di cancerogenicità ma non confermati”.
Già nel caso della sentenza di primo grado del 2017, confermata in Appello, ha ricordato l’esperto di radiazioni elettromagnetiche dell’Iss, “ci esprimemmo sottolineando che la decisione non era fondata su una base scientifica”.
“Da allora anche le successive evidenze non hanno fatto altro che confermare questa impostazione, comprese quelle esaminate nel Rapporto Istisan, realizzato dall’Iss in collaborazione con Enea, Cnr e Arpa Piemonte nel 2019, che raccoglie i risultati di tutti gli studi in materia“, ha sottolineato.
L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), nel 2011 ha classificato, sulla base di studi epidemiologici, i campi elettromagnetici a radiofrequenza come possibili cancerogeni, ma questo significa, ha spiegato il primo ricercatore dell’Iss, che “di fatto, nessuna correlazione è stata ancora stabilita”.
Sono classificate invece come certamente cancerogeni per l’uomo i raggi UV, l’alcol e le sigarette, e come probabilmente cancerogeno per l’uomo, ovvero con un nesso con l’insorgenza di tumori comprovato sugli animali, il consumo di carni rosse.
Il tema dei campi elettromagnetici come causa del cancro è stato ampiamente studiato in tutto il mondo, ma “i pochi studi che hanno mostrato qualche debole evidenza sul legame tumori e cellulari, erano limitati da problemi metodologici, dovuti al fatto che sono indagini retrospettive condotte su persone che hanno avuto una diagnosi di tumore e che, nel ricordare l’uso fatto degli smartphone negli anni precedenti, potrebbero esser portate a sovrastimarne l’utilizzo”.