Tumore al seno, una speciale fisioterapia può aiutare le donne: il protocollo innovativo tutto italiano
L’esercizio fisico può aiutare le pazienti nelle cure contro il tumore al seno: il protocollo innovativo dell’IRCCS CRO di Aviano
L’esercizio fisico può aiutare le pazienti nelle cure contro il tumore al seno, rendendo la radioterapia più tollerabile. A dirlo sono i risultati di un recente studio, condotto dalla australiana Edith Cowan University e pubblicato da Breast Cancer. La ricerca è stata condotta su un campione di 89 donne, delle quali 43 hanno seguito un programma mirato, a casa, per tre mesi. Per una o due volte a settimana hanno dovuto eseguire sessioni che prevedevano attività di resistenza fisica ed esercizi aerobici. Il resto del campione, invece, ha avuto il ruolo di gruppo di controllo e non si è sottoposto ad alcun programma. Alla fine del periodo si è visto che chi aveva fatto gli esercizi si riprendeva più facilmente dalla cosiddetta fatigue, la stanchezza correlata ai trattamenti oncologici, migliorando significativamente la qualità della vita.
In Italia, invece, è stato avviato un protocollo innovativo che, sfruttando i principi già noti e in uso per il miglioramento delle prestazioni fisiche degli atleti professionisti o per il loro recupero dopo un infortunio, è stato applicato alle donne reduci da un intervento chirurgico dovuto a un tumore al seno: “L’idea è venuta nell’ambito dell’attività di fisioterapia già esistente presso l’IRCCS CRO di Aviano, in Friuli-Venezia Giulia, dove seguiamo nella riabilitazione le donne operate al seno e che spesso hanno problemi a tornare a una mobilità degli arti superiori, anche in seguito a chemio e radioterapia”, premette ai microfoni di Virgilio Notizie la dottoressa Giulia Bongiorno, fisioterapista ed ex atleta di livello nazionale nel pattinaggio a rotelle.
“In questo ambito – prosegue Bongiorno – ci sono pochi studi. Così, insieme al dottor Luca Miceli, Responsabile Medicina del Dolore Clinica e Sperimentale dell’IRCCS CRO di Aviano, abbiamo pensato di dare il via a questo protocollo innovativo”. Di seguito, l’intervista che i due esperti hanno concesso a Virgilio Notizie.
- Come è nato questo protocollo?
- In cosa consiste il percorso che avete messo a punto? Da cosa siete partiti e a cosa puntate?
- Il protocollo ha suscitato l’interesse del CONI, che per la prima volta ha sottoscritto una convenzione: in cosa consiste?
- Si è intuito sin da subito il potenziale dell’idea della dottoressa Bongiorno?
- Quale sarà il prossimo obiettivo?
Come è nato questo protocollo?
Luca Miceli: “L’IRCCS CRO di Aviano, che è punto di riferimento oncologico nazionale e regionale, aveva allestito un progetto di ricerca, ormai concluso: si tratta di un laboratorio di analisi del movimento, che prevede per esempio l’uso di tecnologie di elettromiografia di superficie, accelerometri, pedane di forza, telecamere ad infrarossi, ecc., che generalmente vengono usate o per studiare e migliorare le prestazioni degli atleti professionisti o per la riabilitazione post chirurgica in ambito ortopedico o per patologie neurologiche (le strumentazioni sono le stesse), ma per lo più in ambito di ricerca e meno nella pratica clinica quotidiana per via dei loro costi e complessità. Circa un anno e mezzo fa è arrivata la dottoressa Giulia Bongiorno, che conosce tutti e tre gli ambiti essendo stata campionessa del mondo della sua disciplina sportiva (pattinaggio velocità a rotelle), allenatrice nella medesima disciplina, fisioterapista con esperienza come borsista di ricerca in un istituto riabilitativo proprio sull’analisi del movimento. È così che abbiamo deciso di portare queste tecnologie ai pazienti oncologici, aprendo una strada nuova. L’obiettivo era individuare un percorso personalizzato di riabilitazione della spalla per le donne operate di tumore al seno e in particolare per quelle refrattarie alla riabilitazione standard”.
In cosa consiste il percorso che avete messo a punto? Da cosa siete partiti e a cosa puntate?
Giulia Bongiorno: “Al protocollo tradizionale con la fisioterapia classica abbiamo quindi affiancato questa novità, che parte dalle conoscenze in ambito sportivo. I benefici si hanno a livello di una migliore e ritrovata capacità di movimento a livello della spalla, come elevazione, abduzione e rotazioni esterne ed interne, che spesso sono limitate nelle donne sottoposte a intervento chirurgico, chemio e radioterapia. L’obiettivo è ridare maggiore autonomia alle pazienti nella vita quotidiana, dall’igiene personale al poter tornare ai propri hobby o passioni (sport compreso), ma senza dimenticare piccoli gesti di una vita normale, come per esempio il poter cucire”.
Il protocollo ha suscitato l’interesse del CONI, che per la prima volta ha sottoscritto una convenzione: in cosa consiste?
Luca Miceli: “Dopo le nostre prime pubblicazioni sull’argomento e l’importanza della parte “ginnica” durante le cure oncologiche, è arrivato l’accordo con il comitato olimpico nazionale del Friuli Venezia Giulia, sottoscritto la scorsa estate, e da allora il CONI ci mette a disposizione atleti professionisti per tarare le strumentazioni con movimenti che sono, naturalmente, eseguiti in modo perfetto. Il Comitato, invece, può utilizzare i report ottenuti, per studiare le performance e senza dovere acquistare le tecnologie. A primavera pubblicheremo il primo algoritmo di analisi completo al mondo per il pattinaggio (su strada e su ghiaccio) di velocità a finalità mista, cioè sia di miglioramento delle prestazioni, sia di prevenzione e gestione dell’infortunio muscolare dell’atleta.
Si è intuito sin da subito il potenziale dell’idea della dottoressa Bongiorno?
Luca Miceli: “Certamente, sono rimasto entusiasta fin dall’inizio, perché con la sua figura abbiamo potuto unire sia l’aspetto sanitario-clinico dell’esperta di fisioterapia, sia quello sportivo dell’ex atleta di grande livello. I primi “test” sono stati condotti su un campione limitato di donne, che si sono offerte volontariamente, e sugli atleti. Ma il nostro protocollo si è dimostrato il primo in assoluto al mondo di questo genere”.
Quale sarà il prossimo obiettivo?
Giulia Bongiorno: “Con i dati che abbiamo raccolto finora siamo il 90% delle risposte che servono per disporre dell’algoritmo di base, quello previsto nei protocolli funzionali delle nostre macchine. Un secondo algoritmo, invece, sarà dedicato in modo specifico all’affaticamento muscolare, ma già oggi siamo operativi”.