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Referendum, chi ha votato no: identikit (preciso) degli sconfitti

Chi sono gli sconfitti al Referendum: dove vivono, quanto guadagnano e qual è il loro titolo di studio

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

L’identikit degli italiani che hanno votato “no” al Referendum costituzionale è molto preciso ed è stato redatto da uno studio pubblicato sul Corriere della Sera: “Abitano nei centri storici delle grandi città, hanno redditi più alti e immobili più cari della media”. Ma non solo: tra loro si agita il dissenso politico e hanno voluto dare un segnale forte. Dopo la vittoria schiacciante del “sì” con il 69,94% delle preferenze, ecco chi sono gli sconfitti al Referendum.

Dai dati analizzati nella città di Torino, ad esempio, è emerso che chi ha votato “no” abita nei quartieri più eleganti della città, quindi in un appartamento da 3mila euro al metro quadro o un affitto da oltre 500 euro al mese.

Secondo i dati elaborati da YouTrend, il “no” ha vinto nei quartieri in cui la densità dei laureati è sopra al 20-25% e si avvicina al 60%. Al contrario, nelle zone dove gli studenti sono meno presenti, il no si è attestato non oltre al 25%.

A Milano la situazione è la stessa per quanto riguarda la situazione economica del “popolo del no”: nel centro storico, dove il valore delle case supera gli 8mila euro al metro quadro e gli affitti partono da 1.500 euro al mese, il no ha raggiunto il 56,5% delle preferenze.

Ai Parioli di Roma, uno dei quartieri più eleganti della Capitale, il “no” ha guadagnato il 56,5% dei consensi. Qui le case costano oltre 5mila euro a metro quadro e l’affitto è attorno ai mille euro per 60 mq.  Diversa la situazione a Napoli e Palermo, dove il “sì” ha vinto un po’ ovunque.

Non solo “élite”: chi ha votato no ha voluto lanciare un segnale

Secondo un sondaggio Ipsos, tuttavia, chi è a favore del “no” non proviene soltanto da una “élite” ma coincide con chi è indeciso alle elezioni politiche e durante il referendum ha voluto conferire un segnale forte contro i messaggi che prevalgono negli ultimi anni.

Il dissenso, dunque, è passato anche attraverso il referendum e il popolo del “no” rappresenta circa il 30% dell’elettorato, una percentuale dalla quale non si può prescindere.

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