Nicola Gratteri e la rivelazione sui cellulari usati da boss e mafiosi detenuti: "100 attivi in ogni carcere"
Il procuratore Nicola Gratteri lancia l'allarme sulle carceri e sull'alto numero di telefoni cellulari usati da boss e mafiosi detenuti
Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri lancia l’allarme sul sistema carcerario italiano, parlando apertamente di “fallimento”. Un quadro “allarmante”, con i boss mafiosi che organizzano telefonate collettive da carcere a carcere, evidenziato dall’elevato numero di cellulari attivi nei penitenziari italiani.
- La rivelazione di Nicola Gratteri sui cellulari usati da boss e mafiosi detenuti
- Il traffico di droga in carcere
- L'allarme sul sistema carcerario italiano
- Telefono e hashish in carcere a Foggia, un arresto
La rivelazione di Nicola Gratteri sui cellulari usati da boss e mafiosi detenuti
In una intervista alla Stampa il procuratore di Napoli Nicola Gratteri fa un quadro allarmante del sistema penitenziario italiano, parlando in particolar modo dell’alto numero di telefoni cellulari usati abitualmente da boss mafiosi e criminali detenuti in carcere.
Nel 2023 sono stati trovati e sequestrati più di duemila telefoni nelle celle delle carceri italiane. Ma è solo la punta dell’iceberg: mediamente, sostiene Gratteri, in ogni carcere italiano ci sono un centinaio di telefonini attivi in ogni momento.
Ci sono detenuti di mafia, aggiunge il magistrato, che “organizzano incontri telefonici, anche collettivi e finanche tra carcere e carcere“.
Il traffico di droga in carcere
In carcere entra di tutto, droga compresa, anche in grandi quantità. “Il traffico di sostanze stupefacenti dentro i penitenziari è diventato un vero e proprio business“, afferma Gratteri.
“È più facile oggi – spiega – gestire una piazza di spaccio in carcere, dove i detenuti di spessore hanno a disposizione una nutrita manovalanza di detenuti di minore levatura per la gestione, che in una singola città ove le rivalità tra clan ne riduce la loro potenzialità”.
L’allarme sul sistema carcerario italiano
Il magistrato calabrese, titolare di numerose inchieste contro la ‘ndrangheta quando era procuratore a Reggio Calabria, parla di “fallimento” del sistema carcerario italiano.
Perché i capimafia e i boss mafiosi, pur se inseriti nel circuito dell’Alta Sicurezza, riescono comunque a mantenere i rapporti con l’esterno, dare ordini e organizzare reati. E accrescere in questo modo il loro prestigio criminale, perché lo fanno da dietro le sbarre, in barba allo Stato.
Secondo Gratteri gli attuali strumenti per combattere il fenomeno non sono sufficienti. Ad esempio per quanto riguarda i telefonini propone l’uso dei jammer, in grado di bloccare i segnali dei cellulari.
Telefono e hashish in carcere a Foggia, un arresto
È di oggi intanto, lunedì 29 aprile, la notizia dell‘arresto di un uomo di 47 anni accusato di aver lanciato all’interno del carcere di Foggia un pacco contenente 100 grammi di hashish e uno smartphone con caricabatteria destinati ai detenuti.
Assieme a lui è stato denunciato un presunto complice di 33 anni. Come riporta Ansa, i due sono stati individuati dalla polizia in seguito alla segnalazione degli agenti di polizia penitenziaria, che avevano notato un veicolo sospetto che si aggirava in zona.
I poliziotti della Squadra mobile hanno individuato l’auto e visto un uomo che, dopo essere sceso dall’auto, si è avvicinato alla recinzione esterna per lanciare all’interno del carcere un pacco imballato che conteneva la droga e il telefono cellulare.
La successiva perquisizione domiciliare a casa del 47enne a Lucera ha permesso di recuperare ulteriori 158 grammi di hashish.