Esplosione centrale di Suviana, tecnici più anziani al lavoro per evitare il disastro durante lo stress test
I due tecnici più anziani morti nell'esplosione della centrale di Suviana hanno cercato in ogni modo di evitare il disastro rimanendo nelle proprie postazioni di lavoro fino all'ultimo
Vincenzo Garzillo e Mario Pisani, le due vittime più anziane dell’esplosione della centrale idroelettrica di Suviana, si sarebbero sacrificati per cercare di evitare il disastro. È quanto emerge da una prima ricostruzione su quanto avvenuto il 9 aprile a Bargi, dove sette persone hanno perso la vita.
- Tecnici sacrificati per evitare il disastro
- L'incidente durante uno stress test
- Indagini e sopralluoghi
Tecnici sacrificati per evitare il disastro
I due tecnici, di 68 e 73 anni, avrebbero cercato in tutti i modi di fermare quello che, sin da subito, è apparso come un disastro annunciato. A riferirlo è stato il comandante dei vigili del fuoco di Bologna Calogero Turturici, sulla base del luogo di ritrovamento dei corpi di Garzillo e Pisani.
I due, i più anziani e responsabili dell’impianto in fase di emergenza, sarebbero infatti rimasti al loro posto dopo aver lanciato l’allarme ai colleghi. Garzillo e Pisani, infatti, sono stati trovati nelle loro postazioni, dove hanno cercato di lavorare fino all’ultimo.
Ma nonostante gli sforzi, non sono riusciti a evitare la tragedia. I due tecnici consulenti, avevano con sé i loro Plc (Programmable logic controller), dispositivi computerizzati per monitorare macchine e processi di produzione in ambienti industriali, dai quali avevano notato le anomalie all’impianto, ma avrebbero avuto giusto il tempo di lanciare l’allarme prima di essere investiti dall’esplosione.
L’incidente durante uno stress test
Secondo quanto emerge, però, il quadro sul disastro sarebbe un po’ più chiaro. Serviranno degli accertamenti per appurare l’esatta dinamica degli eventi, ma dai rilievi pare che l’incidente sia avvenuto in fase di stress test dell’impianto.
Nella mattina di martedì 9 aprile erano stati svolti test sul sistema meccanico e quello elettrico, quello che ha provocato l’incidente invece è stato quello sul collegamento con la rete elettrica.
La centrale idroelettrica di Suviana
Secondo quanto riferito dal Corriere della Sera, nella centrale stava aumentando la portata d’acqua, perché “più acqua entra più cresce l’energia immessa nel gruppo di produzione e quindi quella immessa nella rete”. Insomma, un test che avrebbe spinto “fino al punto limite” le macchine per il collaudo.
Durante il test, però, i Plc avrebbero segnalato delle anomalie che hanno poi portato allo scoppio. Ulteriori risposte utili alle indagini potrebbero riemergere dai piani -10, -9 e -8, che sono ancora allagati e sui quali personale specializzato ed Enel stanno lavorando a pieno regime per svuotarli con le idrovore.
Indagini e sopralluoghi
Mentre proseguono le operazioni di svuotamento dei locali, per permettere così l’ispezione totale dell’impianto da parte dei periti che già nei prossimi giorni saranno nominati dalla procura, sono avvenuti già i primi sopralluoghi esterni dei tecnici con l’intento di individuare ulteriori possibili punti critici o danni alla struttura.
Le indagini, su delega dei magistrati, vedranno coinvolte anche l’Ausl, l’ispettorato del lavoro, la Guardia di finanza, per alcuni aspetti, i carabinieri del provinciale e della territoriale, e in ultimo anche i militari del Nil, oltre ovviamente ai vigili del fuoco.
Ci vorranno però alcune settimane affinché sian definite le prime relazioni e persino alcuni mesi per quanto riguarda invece le perizie tecniche. Solo dopo si potrà capire, qualora ve ne siano, a chi contestare le responsabilità.