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Draghi: "Sarei rimasto se mi fosse stato consentito". Il messaggio a Giorgia Meloni

L'ex Presidente del Consiglio Mario Draghi ha concesso una lunga intervista in cui ha parlato della fine del suo governo e di Giorgi Meloni

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Dopo un lungo silenzio pubblico, è tornato a parlare l’ex Presidente del Consiglio Mario Draghi. Lo ha fatto in una lunga intervista concessa al ‘Corriere della Sera’, in cui ha affrontato diversi temi, dal suo governo al futuro dell’Italia guidata da Giorgia Meloni.

Draghi: “Sarei rimasto volentieri, se mi fosse stato consentito”

Interpellato sulla fine del suo esecutivo, Mario Draghi si è tolto un “sassolino” dalla scarpa: “Se guardo alle sfide raccolte e vinte in soli 20 mesi di governo, c’è da sorridere a chi ha detto che me ne volessi andare, spaventato dall’ipotetico abisso di una recessione che fino a oggi non ha trovato riscontro nei dati. Ero stato chiamato a fare, dopo una vita, un mestiere per me nuovo e l’ho fatto al meglio delle mie capacità”.

Poi l’affondo: “Sarei rimasto volentieri per completare il lavoro, se mi fosse stato consentito“.

DraghiFonte foto: ANSA
L’ex Presidente del Consiglio Mario Draghi.

Perché è caduto il governo Draghi: la sua ricostruzione

L’ex Presidente del Consiglio Mario Draghi ha ricostruito così la caduta del suo governo: “Il governo si poggiava sul consenso di una vasta coalizione, che aveva deciso di mettere da parte le proprie differenze per permettere all’Italia di superare un periodo di emergenza. Non avevo un mio partito o una mia base parlamentare. A un certo punto, la volontà dei partiti di trovare compromessi è venuta meno, anche per l’avvicinarsi della scadenza naturale della legislatura”.

Poi ha aggiunto: “Col passare dei mesi, la maggioranza che sosteneva il governo si era andata sfaldando e diversi partiti si andavano dissociando da decisioni già prese in Parlamento o in Consiglio dei ministri. Il Movimento 5 Stelle era sempre più contrario al sostegno militare all’Ucraina, nonostante avesse inizialmente appoggiato questa posizione in Parlamento assieme a tutte le altre forze politiche e nonostante questa fosse la linea concordata con i nostri alleati in sede europea, G7 e Nato. Forza Italia e Lega erano contrarie ad aspetti di alcune importanti riforme – fisco e concorrenza – a cui era stato dato il via libera in Consiglio dei ministri. Lega e Movimento Cinque Stelle chiedevano inoltre a gran voce uno scostamento di bilancio nonostante, come stiamo vedendo, l’economia e l’occupazione andassero bene”.

La ricostruzione di Mario Draghi termina così: “Nei pochi giorni che intercorsero tra la decisione del Movimento 5 Stelle di non votare la fiducia sul Decreto Aiuti e il dibattito sulla fiducia in Senato l’ondata di messaggi, come quello dei sindaci, perché restassi al governo mi avevano convinto a cercare una soluzione. Sono ancora profondamente grato per questi appelli, come per tutto il sostegno che ho ricevuto durante il mio incarico. Le posizioni dei partiti, però, erano ormai inconciliabili. Per esempio, il centrodestra era disponibile ad andare avanti, purché i ministri M5S uscissero dal governo e fossero sostituiti da loro esponenti. Tuttavia, il Pd non era disponibile a far parte di quello che sarebbe diventato nei fatti un governo di centrodestra. Inoltre, fin dalle consultazioni che precedettero la formazione del governo, avevo chiarito che per me sarebbe stato impossibile guidare un governo di unità nazionale senza il partito di maggioranza relativa in Parlamento, il Movimento 5 Stelle”.

Il messaggio di Draghi a Giorgia Meloni

A Mario Draghi è stato anche chiesto un giudizio sull’attuale governo: “Non spetta a me giudicare il governo, soprattutto non dopo così poco tempo. Giorgia Meloni ha dimostrato di essere una leader abile e ha avuto un forte mandato elettorale. Occorre stare attenti a che non si crei di nuovo un clima internazionale negativo nei confronti dell’Italia. Mantenere saldo l’ancoraggio all’Europa è il modo migliore per moltiplicare il nostro peso internazionale. Penso anche che si debba sempre mantenere aperto il confronto con le parti sociali, con gli enti territoriali, con il terzo settore. Un confronto ispirato al dialogo, all’ascolto, alla disponibilità”.

Sul Pnrr, l’ex Presidente del Consiglio ha poi chiarito: “Abbiamo rispettato tutti gli obiettivi dei primi 2 semestri, come ha certificato la Commissione Europea. Questo è l’unico indicatore da cui dipende l’erogazione dei fondi, che infatti è avvenuta in modo puntuale. Mi avrebbe fatto piacere completare il lavoro che avevamo portato avanti, e qui mi riferisco in particolare agli obiettivi del secondo semestre di quest’anno: ne abbiamo raggiunti circa metà nel tempo che ci è stato dato. I rimanenti obiettivi sarebbero certamente stati raggiunti prima della fine di questo semestre, come è avvenuto nei 2 semestri precedenti. Credo che il governo attuale sia altrettanto impegnato, e non ho motivo di dubitare che raggiungerà tutti gli obiettivi previsti e necessari per la riscossione della terza rata”.

Draghi Fonte foto: ANSA
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